Dopo 25 anni di carcere il boss Giovanni Brusca da San Giuseppe Jato, può ricominciare.
L’INDENNITÀ
Dal 2000, Brusca, in carcere percepiva un piccolo stipendio per provvedere alla famiglia. Adesso che è libero ci sono accordi precisi a regolare la sua nuova vita. Anche un mantenimento garantito dallo Stato. In genere l’indennità per i collaboratori di giustizia varia tra i mille e i mille e 500 euro la mese. Ai quali vanno aggiunti altri 500 euro per ogni familiare a carico. Ma Giovanni Brusca è da solo, con la moglie, sposata nel 2002, quando era già in carcere, ha divorziato alcuni anni fa. E il figlio, nato dall’unione della coppia prima dell’arresto, è oramai adulto. Ma lo Stato, paga al boss anche l’affitto, le spese mediche e, nel programma di protezione, possono essere inclusi altri benefit. Strumenti che dovrebbero servire al collaboratore di giustizia, che oramai ha 63 anni, a reinserirsi nella società e a trovare un lavoro. La rinuncia al programma di protezione e quindi a vantaggi economici, se mai avverrà, prevederà comunque una sorta di liquidazione.
LE POLEMICHE
Una collaborazione con la giustizia ancora avvolta da molte ombre quella di Brusca. Continua ad aleggiare il sospetto che abbia coperto alcuni favoreggiatori e che non abbia mai rivelato dove fosse il suo tesoro. La liberazione del boss sanguinario, che agli inquirenti non ha saputo neppure dire quanti omicidi avesse commesso, suscita reazioni contrastanti. L’avvocato Cassandro ribadisce: «Ha scontato la pena interamente in carcere ed espiato la sua colpa», ma sulla liberazione si dividono anche i parenti delle vittime. Maria Falcone (tra l’altro citata dal segretario del Pd Enrico Letta) ammette che la scarcerazione «è stata un pugno nello stomaco», ma ricorda che la legge applicata è stata voluta anche da suo fratello Giovanni e «ha consentito tanti arresti», sulla stessa linea la mamma e il fratello del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido dal boss: «Umanamente non si potrà mai perdonare. Ma abbiamo fiducia nella magistratura che ci è stata sempre vicina. Brusca ha ucciso Giuseppe, ma espiato la pena nel rispetto della legge», dicono. Molto dura la vedova del capo scorta di Falcone, Tina Montinaro che si è detta delusa dallo Stato. E mentre la magistratura difende la legge sui pentiti, il leader della Lega Matteo Salvini suggerisce di cambiarla, mentre la presidente dei senatori di Fi Annamaria Bernini e Giorgia Meloni, leader di Fdi, parlano di «schiaffo alle vittime».