Disabile ucciso a Ladispoli, spunta un testimone: «Calci, pugni e ferocia»

Giovedì 5 Dicembre 2013 di Emanuele Rossi
Disabile ucciso a Ladispoli, spunta un testimone: «Calci, pugni e ferocia»
Sono stati in due ad aggredire quell’uomo: lo hanno buttato a terra e poi si sono accaniti su di lui con calci e pugni. Non si fermavano pi: quel signore sull’asfalto rantolava, cercava di proteggersi la faccia, ma quelli continuavano a picchiarlo. Poi uno di loro ha detto all’altro: “Fermati, fermati, lo hai ammazzato, non respira più!”. Hanno caricato quel poveretto su una Panda e sono scappati». Spunta una testimone per l’omicidio di Maurizio Antonelli, il disabile di 42 anni morto dopo un pestaggio avvenuto a Ladispoli nella notte del 2 novembre in via regina Elena, in pieno centro cittadino.



Non è caduto nel vuoto l’appello dei familiari della vittima e dell’assessore comunale alle Politiche sociali Roberto Ussia: Antonelli, geometra, separato, un figlio, aveva lavorato anche per il Comune. Una donna che abita nei pressi della zona dell’aggressione ha contattato Il Messaggero ed è disponibile a raccontare quello che ha visto anche alle forze dell’ordine



«Richiamata delle urla - dice nel soggiorno del suo appartamento - mi sono affacciata alla finestra: quei due volevano soldi dall’uomo a terra e lo massacravano di botte. Uno, magro, portava una maglietta nera. L’altro, robusto, aveva una maglietta bianca proprio come l’uomo sull’asfalto». Il racconto prosegue: «Uno di loro ha detto: “Ma che non respira più?”. Quando hanno visto che la vittima era svenuta, uno dei due è salito su una Panda vecchio tipo, ha fatto marcia indietro e con l’aiuto dell’altro ha caricato la vittima a bordo». Il geometra è morto all’Aurelia Hospital il 27 novembre.



SPAVENTATA

«Ero così spaventata che non sono riuscita a prendere la targa della macchina: non pensavo facessero così in fretta. In mezzo alla via a quell’ora non c’era nessuno. Poi ho chiamato i carabinieri che hanno mandato una pattuglia, ma quella Panda era già andata via quando sono arrivati». Dunque – testimonia la donna – gli aggressori se ne sono andati con Antonelli. Durante i giorni di ricovero all’Aurelia Hospital, anche il fratello della vittima, Cristiano, aveva dichiarato che probabilmente Maurizio conosceva i suoi aggressori.

«Mio fratello - aveva detto - era stato lasciato davanti a casa con il volto tumefatto, lui non era un tipo da risse». Dopo l’aggressione, Maurizio Antonelli non ha detto niente a nessunoi: ha solo preso degli antidolorifici. Nel frattempo però una necrosi aveva iniziato ad attaccare i suoi tessuti fino alla morte, il 27. La Procura di Civitavecchia ha disposto l’autopsia e non ha ancora restituito la salma ai familiari.
Ultimo aggiornamento: 15:18
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