In occasione della giornata mondiale del cuore, il professor Filippo Crea, ordinario di Cardiologia Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore del Centro di eccellenza di scienze cardiovascolari, è intervenuto per evidenziare quali sono gli elementi che aumentano la probabilità di malattie cardiovascolari, spiegando come negli ultimi anni ne siano stati scoperti alcuni nuovi, rimasti finora poco considerati.
Le cause tradizionali
I fattori di rischio sono in tutto 8. I primi quattro sono noti già noti dagli anni '60 ai quali la popolazione è stata già sensibilizzata, anche se con risultati non sempre proficui, e sono ipertensione, colesterolo alto, diabete e fumo di sigaretta. «Il primo obiettivo è dunque combatterli, con tutte le armi a disposizione - spiega l'esperto - Ma anche quando siano perfettamente sotto controllo, il rischio di un reinfarto o di un ictus non si azzera. Colpa del cosiddetto rischio residuo, alimentato da quattro nuovi fattori di rischio cardiovascolari».
I 4 nuovi fattori
Anche quando teniamo sotto controllo le cause tradizionali, persiste un «rischio residuo» legato a 4 nuovi fattori: sono lipoproteina(a) e trigliceridi, infiammazione, trombosi e inquinamento atmosferico.
Lipoproteina (a) e trigliceridi
Si tratta di un importante fattore di rischio che rientra Tìtra i lipidi ma che sono indipendenti dal colesterolo cattivo (Ldl) «Finora abbiamo trascurato anche perché mancavano terapie», spiega Filippo Crea, aggiugendo che «oggi, grazie alla tecnologia a Rna, abbiamo nuovi farmaci per contrastare la Lp(a) e i trigliceridi».
Il rischio infiammatorio
Come chiarito dall'esperto, il marker che segnala l'infiammazione è la proteina C reattiva (Pcr): i suoi livelli aumentano con l'obesità, la vita sedentaria e nei soggetti che seguono una dieta povera di frutta e verdura. Insomma c'è un rischio infiammatorio legato in parte a stili di vita scorretti.
Soprattutto per chi vive nelle grandi città, va poi considerato anche il rischio residuo ambientale, quello legato all'inquinamento.
L'inquinamento
Si tratta di un rischio che agisce in profondità sui meccanismi che portano alla malattia aterosclerotica, all'infarto e all'ictus. «In questo caso - spiega Crea - non è possibile contrastarlo con terapie farmacologiche e solo in minima parte mettendo in atto dei comportamenti adeguati. E di certo è un rischio che andrebbe affrontato attraverso scelte politiche impattanti, capaci di ridurre i livelli di inquinamento nelle nostre città. Il rischio ambientale, non solo quello legato alla salute, sta pericolosamente raggiungendo il punto di non ritorno».
La trombosi
Un'altra importante quota di rischio residuo è legata alla formazione di trombi all'interno delle arterie, trattata finora con l'aspirina. Ma esistono nuovi farmaci anti-piastrinici e anti-coagulanti, come il ticagrelor, che potrebbe essere utilizzato come una "super-aspirina". « Molto interesse sta generando il prossimo arrivo di nuovi anti-coagulanti orali, gli inibitori del fattore XI».
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