Angelica, addio alla bimba morta per una malattia incurabile. La mamma consolata dal Papa: «Come un papà»

Il parroco: «Sarà l'angelo di Casal Bertone». Bergoglio aveva consolato la mamma lasciando il Gemelli

Mercoledì 5 Aprile 2023 di Alessia Marani
Angelica, addio alla bimba morta per una malattia incurabile. La mamma consolata dal Papa: «Francesco come un papà»

Mamma Serena sembra crollare da un momento all'altro. Guarda con i suoi occhi gonfi di lacrime la grande foto di sua figlia Angelica, cinque anni appena, appoggiata alla piccola bara bianca contornata di rose e candidi gigli accanto al crocifisso di legno listato di rosso per la Pasqua. Ricorda l'abbraccio di Papa Francesco sabato mattina al Gemelli che l'ha rincuorata («come fosse mio padre che non c'è più») dopo che la sua bimba affetta da una malattia rara e incurabile se n'è andata per sempre nelle notte.

Se, quando muore qualcuno che ti è caro, cerchi di aggrapparti con tutte le forze al minimo segno e alla più vaga speranza di poterlo sapere felice chissà dove e rivederlo un giorno, quell'incontro casuale con il pontefice che nel 2019 aveva voluto prendere in braccio e benedire proprio la sua bambina visitando la parrocchia di Casal Bertone, deve esserle apparso come una certezza di vita eterna. Ma ora è il momento dell'addio e il vuoto è incolmabile.

IL SENSO DELLA VITA

Il marito, Matteo, che le è accanto, in piedi a pregare nella navata di Santa Maria Consolatrice, le accarezza con amore i capelli. «Che senso ha la vita?», ripete dall'altare don Pino Pulcinelli, ex vice parroco a Casal Bertone, che prima li aveva sposati e adesso si ritrova a concelebrare con il parroco Don Luigi e il vescovo di Roma Est, Riccardo Lamba, i funerali della loro bambina. «Sarà il fiore più bello che sboccerà nella primavera eterna, l'angelo di Casal Bertone», sottolineano.
Ma poi di nuovo, che senso ha la vita? Una vita come quella di Angelica che non poteva correre, giocare, andare all'asilo con gli altri bambini, che entrava e usciva dall'ospedale? Don Pino ne è certo: «Questi fantastici genitori», come li apostrofa, sono pronti a gridare che «neppure un secondo con lei sarebbe stato inutile», e che ne erano convinti anche quando Serena ha saputo di rischiare di non sopravvivere al parto. «Farebbero tutto da capo, vero?». Papà Matteo e mamma Serena confermano.
La chiesa è piena. Ci sono i familiari, gli amici, i colleghi di Matteo. Serena che faceva la commessa, per dedicarsi ad Angelica aveva lasciato il lavoro. Ci sono le nonne. Una stringe la grande foto al petto: «Guardate che occhioni, mia nipote era bellissima». Non si può non piangere.

LA LETTERA

Non si può non abbracciare i «fantastici genitori», eroi cristiani chiamati al sacrificio d'amore più grande. Dopo l'Eterno riposo si prendono per mano, si avvicinano al vescovo, ringraziano chi è stato loro vicino e leggono una lettera, manifesto d'amore per Angelica e per chi, ogni giorno, conduce la sua battaglia tra sofferenza e ricerca. «Quel giorno che non avremmo mai voluto vivere oggi è arrivato - dicono - abbiamo lottato in tre, a mani nude, contro un male troppo grande. Ma abbiamo visto la luce dell'amore che ci hai dato. E in questa lotta abbiamo trovato tanti alleati, la famiglia, gli amici, i medici. Grazie a te abbiamo vissuto la profondità di tante persone, di chi dona se stesso senza avere nulla in cambio. E se contro la malattia si può perdere, chi cura una persona vince sempre».

 

Serena e Matteo raccontano con la voce rotta dall'emozione che «Angelica ha cambiato il mondo attorno a se, ha cambiato coloro che l'hanno incontrata. Sei tu Angelica la bimba che abbiamo sempre desiderato e ora vola alto su nel cielo. Grazie per tutto quello che ci hai regalato. Il nostro viaggio insieme non finirà mai». All'uscita applausi, abbracci infiniti, i palloncini bianchi tondi e i cuoricini rosa liberati in cielo. Poi via verso il riposo nel campo dei bambini di Prima Porta.

Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 17:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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