Il corpo e la sua rappresentazione sembrano essere l’unica faccia della stessa medaglia per i giovani che vivono in spazi sempre più mescolati tra il reale ed il virtuale tanto da non esserci più alcun confine. È di queste settimane la discussione intorno al senso di piattaforme come Only fans, nata durante la pandemia, in cui si scambiano video, immagini e tutto quello che si possa trasmettere, a sfondo sessuale.
Gli abbonati, maggiorenni, scelgono liberamente di ritrarsi e di vendere parti di sé ad altri iscritti normalmente degli sconosciuti.
In Italia la Legge Merlin ha abolito le cosiddette case chiuse senza considerare illecita la prostituzione, a meno che non si trasformi in attività di sfruttamento, di favoreggiamento o ancora di riapertura di quegli spazi in cui si praticava. E allora come considerare quanto accade nel web? Le ragazze abbonate al sito hanno dichiarato, di non esserci nulla di male “nell’arrotondare” i bassi stipendi attraverso la vendita del proprio corpo; d’altro canto l’opinione pubblica è timida nell’esprimersi su un tema così delicato che ha a che fare con il corpo delle donne e la loro, nostra libertà.
Ma è su cosa pensano i giovani che diventa essenziale soffermarsi perché la fluidità di pensiero, di vita, di relazioni e di situazioni ai quali sono abituati costruisce comportamenti, azioni e convinzioni altrettanto aperte e fluide. La libertà spesso si esprime, per le giovani generazioni, come assenza di regole e di confini a dispetto del fatto che l’assenza o il non rispetto delle regole ha come effetto quello di fare decrescere l’esercizio dei diritti. Del resto il web è uno spazio senza regole e confini dove convivono informazioni palesemente false, sulle quali si costruiscono addirittura altisonanti teorie, e ricerche scientifiche frutto di anni di studio .
E’ sempre complicato analizzare, dal lato degli adulti e senza un atteggiamento di chi la sa lunga, quello che si agita tumultuosamente nella testa delle ragazze e dei ragazzi, ma ancora più difficile è trovare la misura per trasmettere loro dei valori che vengono dal passato e permangono perché costruttivi, ma che non per questo sono vecchi e da cestinare. Certo il dibattito sul senso di Only fans interviene sulla percezione di sé e dei propri diritti rispetto alle nuove forme di convivenza intermediate dal web e il vecchio slogan “Il corpo è mio e me lo gestisco io” non basta più di fronte alla potenza indelebile del web e alle sue capacità di rendere lecito, per la sua natura, quello che nella realtà è vietato o che si pone sul confine .
Nessuna risposta è già fatta, ma l'orizzonte si vede chiaramente se si parte dalla convinzione che la prostituzione non può essere considerata un lavoro come un altro, perché ha a che fare con l’imponderabilità di come il consenso si costruisce e del punto di equilibrio nei rapporti tra le persone, ma soprattutto si deve convintamente credere che il corpo delle donne non è un oggetto come qualunque altro bene materiale. Se questo è il punto di partenza e senza cadere nella logica del divieto e del perbenismo che nulla hanno a che fare con questo dibattito, è ancora di più necessario che si costruisca una cultura consapevole e fondata sul riconoscimento della donna come essere umano e non come strumento che soddisfa il piacere prevalentemente altrui trascurando, tra l'altro il proprio.