Bloccato nel cantiere edile in Kurdistan: «Ci propongono solo voli a 2mila euro»

Giovedì 7 Maggio 2020 di Chiara Dall’Armellina
Alessandro Scussolini
CONEGLIANO - Accettazione. È questo il mantra che si ripete Alessandro Scussolini, coneglianese originario del Friuli Venezia Giulia rimasto bloccato a causa del lockdown con un gruppo di altri connazionali in trasferta per lavoro a Erbil, storica città del Kurdistan iracheno vicina al confine con l’Iran. «Per fortuna siamo circondati da persone gentili e di buon cuore, e questo prolungamento imprevisto grazie a loro è più sopportabile» racconta Alessandro, per gli amici di qua semplicemente “Scusso”. 
LA VICENDA
A novembre 2019 un’inattesa offerta di lavoro per un cantiere all’estero lo aveva portato a Erbil, lasciando gli impegni di qui per una nuova avventura. Il primo contratto era terminato a Natale. Alessandro è rientrato a Conegliano e ha trascorso a casa le vacanze, ma poi gli è stato chiesto di prendere parte anche alla seconda tranche di lavori, con un contratto dal 9 gennaio al 24 febbraio. Scusso ha deciso così di ripartire. Fin dall’arrivo lui e i suoi colleghi si sono trovati nel bel mezzo della tensione fra Iran e Usa, salita alle stelle dopo il raid che ha ucciso il generale delle forze Quds, Qassem Soleimani, che ha coinvolto suo malgrado anche l’Iraq. Per giorni sono rimasti chiusi nell’albergo dove soggiornavano, mentre i militari presidiavano le strade e gli elicotteri sorvolavano la città. 
IL BLOCCO
Superata questa fase, non senza dubbi se fosse opportuno ritornare in Italia, è scoppiato il Covid-19, diventato presto la pandemia mondiale. I contratti vengono così rinnovati non essendoci possibilità di ricambio dall’Italia. C’è il desiderio di rientrare come da programma, ma è impossibile perché gli aeroporti sono chiusi. La cronaca passa per i social: «É il 20 aprile. Ci ha chiamato la console italiana. Zero voli privati, zero voli militari, zero voli pubblici. Per il visto scaduto ha detto che faranno in modo di non farci pagare la multa per uscire. Secondo lei non apriranno gli aeroporti fra tre giorni. Vi chiamiamo per restare in contatto con voi e non farvi sentire soli e abbandonati… Quindi il nulla di fatto» scrive sconsolato. 
L’ATTESA
I contatti con le autorità italiane proseguono, ma a oggi i lavoratori sono ancora tutti là. «Ci hanno proposto un volo a 2mila euro, un prezzo esorbitante. La Farnesina non fa niente per gli italiani se non passare voli a costi proibitivi. L’altro giorno uno di noi li ha insultati e ha detto loro di vergognarsi perché sono inutili». Ma una bella notizia c’è: ha avuto un nuovo contratto fino al 21 maggio, anche se la stanchezza si fa sentire perché i ritmi del cantiere edile sono serrati. Si lavora tutti i giorni, sveglia all’alba, per otto ore senza interruzione se non un venerdì pomeriggio ogni 15 giorni. Inoltre le temperature stagionali stanno aumentando con giornate tra i 28 e i 30 gradi, non un’agevolazione per chi fa un lavoro come il suo. Rassegnazione sì, ma la rabbia è inutile. «Non siamo rapiti, ho scelto di venire qui e ora con la pandemia di cui nessuno ha responsabilità siamo rimasti. Ho un nuovo contratto e ci trattano benissimo». Alessandro, 53 anni il 27 maggio, spera di riuscire a festeggiare il compleanno a Conegliano con i suoi affetti. 
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