Il "portavoce social" di Vo': «Sono negativo, ma non riesco ad esserne contento»

Giovedì 27 Febbraio 2020
I cittadini di Vo' sui social

VO' (Padova) - Ansia, speranza, preoccupazione. A volte non c'è gioia nemmeno se le notizie sono positive, perchè si pensa a chi, invece, sta male. E' per questo che Giorgio Paolo Carpanese, amministratore della pagina "Quelli che... a Vo'", racconta che questa notte non è riuscito a dormire nonostante l'esito negativo del suo tampone. E invita i concittadini a cercare di vivere senza tensioni la quarantena cui sono sottoposti.

«Sono negativo, ma non riesco ad esserne contento. È da ieri quando ho avuto la certezza del responso del test tampone che ci penso, perché ci penso troppo... penso a coloro ai quali è stato comunicato un risultato diverso dal mio, alla tensione a cui sono sottoposti, al brusìo intorno a loro, quando la gente che siamo tutti noi ne parliamo.
Penso che anche se ti dicono che non è niente dai! poco più che una influenza, se ce l’hai questa "bestia" che non conosci, ci stai male, ti rode dentro, pensando a chi ti sta vicino, a tua moglie, tuoi figli, tuo fratello...
Sono negativo e penso a chi ancora sta in un letto d’ospedale attaccato ad una flebo, perché loro a quel bar non ci sono mica stati, quelle persone non le hanno frequentate, “ma come c**** ho fatto a prendermi questa roba”!
Si, negativo.
Poi non è facile comprendere la ferocia di giudizi che trovo nel leggere alcuni post anche su questo social e mi sento inadatto, disarmato e ferito, perché poi il paese, il nostro paese reale, è tutta un’altra cosa, e lo vedi uscendo.
Usciamo di casa se possiamo!
Nelle camminate ci ritroviamo noi, quelli che si salutano, che si danno parola, che a volte sparlano è vero, ma che si mandano anche in mona guardandosi negli occhi e scambiandosi un sorriso.
Siamo noi quelli che sono in coda per il tampone, quelli vestiti del giallo della Protezione Civile, o con le tute bianche dei sanitari che fanno i prelievi, con i cappelli d’Alpino che portano la spesa, siamo noi assessori esausti sempre con il cellulare sull’orecchio, siamo noi dietro ai banchi del supermercato con la mascherina incollata, siamo noi dottori volontari che vivono la quarantena fuori di casa, siamo noi militari ai posti di blocco, siamo noi troupe televisiva che fa il proprio lavoro ed a volte viene insultata,siamo noi genitori con i bambini piccoli da fargli fare il tampone e piangono, siamo noi anziani in casa da soli che ne abbiamo viste tante passare, ma questa...siamo noi gente comune che diamo conforto e ci tiriamo su.
Un "paese cavia", una esperienza da studiare, da leggere dal di fuori delle transenne , e mi chiedo se un giorno quando sarà finito tutto questo, rimarremo con il vuoto o saremo pieni dell’umanità che percepiamo in questi momenti, un virus buono fatto di solidarietà e tenacia.
Lo so, domani quando leggerete queste due righe, ci sarà qualcuno che le giudicherà “buoniste”, ma sono scritte e pensate alle tre di notte, quando non si riesce a dormire, quando i pensieri ti tengono sveglio, e se mi scuso lo faccio per la sintassi che è il mio vero male.
Sono negativo, ma non ne sono contento».
Giorgio Paolo Carpanese

Ultimo aggiornamento: 10:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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