Il Maggiolino va in pensione, oggi si produce l'ultimo esemplare

Mercoledì 10 Luglio 2019 di Alberto Sabbatini
Il Maggiolino va in pensione, oggi si produce l'ultimo esemplare
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E’ giunto al capolinea a 80 anni, un record per un’auto. Oggi il mitico Maggiolino della Volkswagen esce dalla storia ed entra, definitivamente, nella leggenda. Dalle catene di montaggio della fabbrica messicana di Puebla, dove veniva prodotto, uscirà l’ultimo esemplare di una vettura che è stata venduta in oltre 21 milioni di pezzi. E che ha vissuto a cavallo tra due secoli di storia e di vicende sociali, economiche ed industriali. Il Maggiolino infatti è l’automobile che è vissuta due volte. Come la protagonista di un film di Hitchcock. Nacque per volontà di Adolf Hitler che nel pieno del nazismo l’aveva fatta progettare per assicurare un’auto a buon mercato ai tedeschi. Poi, per un curioso paradosso, è diventato un emblema della controcultura americana di metà anni Sessanta ed il mezzo di locomozione, anzi di aggregazione, preferito dagli hippies dell’epoca.

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DA HITLER AGLI HIPPIES
Il Maggiolino non è l’automobile più venduta di sempre, ma sicuramente la più longeva.
E la più iconica grazie a quel suo inconfondibile design con il muso schiacciato ed i fari tondi che assomigliano a due occhi che ti guardano con disarmante tenerezza e che ha persino ispirato la serie di film comici con il nome “Herbie”. Nel cinema il Maggiolino tutto matto Herbie, per via del suo look pacioccoso, divenne una star e divertì un’intera generazione di bambini. Pochi forse oggi ricordano che il geniale papà delle forme e della meccanica del Maggiolino fu un ingegnere austriaco di nome Ferdinand Porsche. Sì, proprio l’uomo che anni dopo fondò il leggendario marchio sportivo. In piena epoca nazista, Ferdinand Porsche, progettista di auto da corsa, ricevette l’incarico di costruire quella che il Fuhrer immaginava come la “macchina del popolo”. Hitler dettò a Ferdinand Porsche persino il prezzo a cui doveva essere venduta la futura utilitaria: meno di mille marchi tedeschi, otto volte lo stipendio medio di un operaio della Germania. Fu tale il carico simbolico dato a questo progetto che la definizione“macchina del popolo” che in tedesco si dice “volks wagen”, divenne qualche anno dopo il marchio vero e proprio della fabbrica che cominciò a costruire quel modello. Ferdinand Porsche aveva elaborato un progetto tecnico molto funzionale per il Maggiolino: scelse un motore boxer di 1,2 litri raffreddato ad aria, collocandolo in posizione posteriore per non portare via spazio nell’abitacolo. Così ottenne una buona abitabilità per 5 persone e un capace baule davanti. Il nome Maggiolino, con cui la conosciamo tutti, arrivò invece quasi trent’anni dopo. Quando i pubblicitari della Volkswagen lo scelsero facendo riferimento alle forme tondeggianti del piccolo insetto per rilanciarne l’immagine in un momento in cui la gente inseguiva automobili più affascinanti. Fu un successo clamoroso e in tutti i paesi fioccarono traduzioni nelle varie lingue. Negli Stati Uniti rapidamente il Maggiolino (Beetle) raggiunse picchi di vendita straordinari e assieme al pulmino Bulli divenne uno dei punti di riferimento degli anni sessanta e settantA. Poi, come tanti simboli, appassì, nonostante sia stato più volte ristilizzato e rilanciato. Oggi, infine l’ultimo atto.

Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 18:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA