Un medico udinese racconta una giornata
di assistenza medica e veterinaria a Farah

Lunedì 22 Novembre 2010
Un medico cura un bambino afgano
HERAT (22 novembre) - Quando si sente parlare di Afghanistan la mente sovente corre verso preoccupazioni, ma la realt spesso sorprende per aspetti positivi che per non fanno notizia. Queste brevi note vogliono richiamare l’attenzione su un episodio significativo della realtà di questo paese e dei continui passi avanti nel difficile cammino verso la democrazia.



Mentre scrivo è il 19 novembre e la 2. brigata dell’Ana, l’esercito nazionale afghano di stanza a Farah, ha organizzato una giornata di assistenza sanitaria a favore della popolazione. Nel paese di Genakan situato alla periferia ovest di Farah, zona notoriamente “calda”, reparti della brigata - in coordinamento con i Lagunari della Task Force South e la supervisione dei mentors italiani dell’OMLT IX - hanno fornito assistenza medica e veterinaria alla cittadinanza, accorsa da una vasta area. Oltre duecento visite a donne, bambini e anziani sono state effettuate dal personale sanitario afghano con perizia e dedizione coadiuvati dai medici italiani in un esemplare clima di cooperazione. Non va inoltre dimenticato che un ulteriore importante aiuto in termini di supporto è stato fornito dalla componente veterinaria dell’unità che si è prodigata contribuendo al benessere del villaggio con la cura di decine di capi di bestiame.



Tutta l’attività è stata svolta in contemporanea ed è stata caratterizzata da un perfetta sincronia tra le diverse componenti militari schierate, condizione rimarchevole dal momento che la Task Force South ha visto l’avvicendarsi tra 9° alpini e lagunari appena poche settimane fa. Solo componenti ben addestrate e coordinate riescono ad operare con tali efficaci e positivi risultati in breve tempo.



La goccia scava la roccia e malgrado la strada verso la normalità sembri essere ancora tortuosa i segni di apprezzamento della popolazione verso l’attività dell’ Afghan Natonal Army (l’esercito afghano) e degli uomini di ISAF sono la testimonianza del giusto operato, a volte ancora più di quanto normalmente si sia portati a pensare. E’ giusto segnalare questi positivi riscontri anche come riconoscimento nei confronti del sacrificio dei militari che ci hanno preceduto a testimonianza che ciò non è stato vano e molte persone potranno avere la speranza in una vita più sicura e serena. La via verso una normalizzazione ed una democrazia appare comunque irrimediabilmente tracciata.



P.S.: Ad onor del vero una cosa è risultata non del tutto positiva: se fosse dipeso dai sorrisi e dall’affetto dimostrato dalle donne, dai bambini e dagli anziani accorsi i militari afghani ed italiani sarebbero rimasti a Genakan per altri due mesi almeno!



Colonnello medico G. G. Parise

(Udine)
Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 09:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA