Mose, stretta Pd: corrotti puniti come i mafiosi

Lunedì 9 Giugno 2014 di Claudio Marincola
Matteo Renzi
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Innalzamento del minimo della pena per il reato di corruzione, niente vitalizio per chi stato condannato per corruzione e mafia. Il pacchetto del Pd prende forma, l’ondata di sdegno per lo scandalo del Mose si alza. Le due cose viaggiano insieme. Più le indagini fanno emergere le contaminazioni tra imprese, politica e istituzioni, più Renzi e i suoi spingono nel chiedere misure rigorose. Molti dei provvedimenti contenuti nel ddl firmato dal senatore Nico D’Ascola andranno ad integrare il pacchetto giustizia che verrà presentato la prossima settimana dal ministro Orlando.



A chiedere la cancellazione del vitalizio per i condannati di mafia era stato lo stesso presidente del Senato Pietro Grasso e prima ancora un emendamento del Cinquestelle Mario Giarrusso. L’articolo 319 del codice penale prevede attualmente per chi si renda colpevole del reato di corruzione la reclusione da 4 a 10 anni. La pena minima verrà inasprita, idem per le pene accessorie. La perdita del vitalizio seguirebbe sul piano giuridico la stessa logica per la quale viene escluso dall’eredità il beneficiario che si è macchiato di un reato in danno del de cuius. Chi danneggia lo Stato non può riceverne i benefici. Il principio è questo, potrebbe essere esteso anche per chi viene condannato per finanziamento illecito.



NORME ANTI-LOBBY

Va da sé che la proposta avanzata all’interno dei democrat incontrerà resistenze. Ma la corruzione, male patologico del nostro Paese, va combattuta a tutti i costi, anche con armi non convenzionali. Il disegno di legge del ministro della Giustizia Andrea Orlando conterrà perciò altre norme contro i corrotti: autoriciclaggio, snellimento del processo penale e reintroduzione del reato di falso in bilancio, riportato all’epoca ante-Berlusconi. Per eliminare inoltre quell’area grigia che ruota intorno alla pubblica amministrazione, faccendieri che millantano relazioni e agganci, verranno regolate le lobby. Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia della Camera, elenca le misure contenute nel decreto anti-corruzione che attribuiranno più poteri all'Authority: «Semplificazione delle procedure e delle gare d'appalto; interdizione per i rappresentanti del popolo che tradiscono il mandato e disonorano la politica e le istituzioni e il divieto per imprese corruttrici di partecipare a gare future».



L’assemblea del Pd è alle porte sabato e domenica prossimi. All’ordine del giorno correggere e integrare il codice etico; modificare lo statuto, cambiare il metodo di selezione dei dirigenti; riaprire la formazione. Il premier Renzi, da oggi in missione in Oriente, prima di congedarsi ha chiesto precise garanzie. Non lo incalza soltanto Grillo. Anche all’interno del Pd si fa pressing. Pippo Civati lo chiama in causa direttamente: «Se finora fossero state osservate tutte le norme che esistono nello statuto e nel codice etico del Pd, su molte cose saremmo più avanti. Ma è il momento di essere esemplari, non solo a parole: tutti tirino fuori i finanziamenti, anche il segretario, che è molto finanziato. «Non regge la distinzione tentata tra nuovo e vecchio nel Partito democratico - conclude Civati - Nuovo e vecchio si sono scambiati di posto spesso nel partito, anche nelle ultime primarie: alcuni dei sostenitori di Renzi non vengono da Marte».