De Poli: «Un Veneto a statuto speciale
per arrivare presto al vero federalismo»

Giovedì 18 Marzo 2010
Il manifesto elettorale di Antonio De Poli
MESTRE (23 marzo) - Antonio De Poli, candidato governatore del Veneto alle elezioni regionali del 28-29 marzo, sostenuto dalle liste Udc e Unione Nordest, è stato ospite del Gazzettino per questo «forum» con i giornalisti nel quale approfondisce i temi del suo programma elettorale, spiegando perché, secondo lui, al federalismo voluto da Lega e Pdl è preferibile la proposta Udc di una Regione a statuto speciale, che secondo De Poli sarebbe un obiettivo politico più veloce da raggiungere.



Qual è la soglia al di sotto della quale considererebbe non soddisfacente il risultato elettorale? Zaia è accreditato dal nostro sondaggio, ma anche da altri, oltre il 60%, 10 o 9 punti più del Pdl. I sondaggi non sono ovviamente i risultati elettorali, ma questo le fa paura?

«Nessuna paura del risultato di Zaia e della Lega ma bensì una preoccupazione rispetto al modo in cui vogliono governare il nostro Veneto. Alla Regione serve un governo, non una linea di comando. La preoccupazione reale è quella di capire come governeranno. Serve un consiglio regionale che decida in velocità, ma che decida con aspetti di democrazia e di confronto fra le parti. La priorità è il lavoro, oggi 50mila lavoratori sono a casa, erano 33mila l’anno prima. In cassa integrazione ce n’erano 79 mila, oggi toccano una soglia molto più ampia, quasi 100mila, e la cassa integrazione sta finendo. Questa è per noi la priorità assoluta. E purtroppo non ho mai visto una campagna elettorale così, dove ognuno di noi va a dire il proprio progetto e lo discute da solo, senza avere un confronto democratico con gli altri candidati. Penso che questa regola della democrazia sia fondamentale».



E il risultato elettorale?

«Per quanto riguarda il risultato, ci riterremo soddisfatti se otterremo in tutto il Veneto un consenso non inferiore a quello che ho avuto alle ultime elezioni alle quali ho partecipato, le provinciali di Padova, che si tenevano insieme alle europee: l’11,3 per cento. Obiettivo che crediamo concretamente di poter raggiungere: la differenza che ci sarà fra il Pdl e Lega saremo noi. Se tra Pdl e Lega ci saranno 10 punti noi saremo a quel livello. Se sarà di 12 saremo a quel livello. Se non vinciamo, faremo l’opposizione: saremo una opposizione seria, fondamentale per la governabilità. Saremo al loro fianco se vorranno aiutare il mondo del lavoro, se proporranno provvedimenti non condividiamo saremo una barriera».



Rimpiange di non essere riuscito a fare l’operazione che la vedeva candidato di uno schieramento di centro-centro sinistra, o va bene così?

«Io credo che sia stato un tentativo utile da fare ma va bene così».



È stata una grande occasione persa?

«Forse sì, forse no. In questi casi se non si prova è difficile da capire. Ma a questo punto della campagna elettorale, credo che la nostra posizione all’interno del consiglio regionale sarà una opposizione che ci vedrà sicuramente crescere e sarà la partenza per creare quell’area moderata di centro, di cui oggi che in Italia c’è un bisogno immane. Il Veneto deve guardare alle Olimpiadi del 2020, all’Expo del 2015, deve progettare il futuro dei nostri figli e di ognuno di noi. Chi si chiude su se stesso non fa il bene né delle persone, né delle famiglie né delle aziende del Veneto. Credo questo sia il vero problema».



Lei ha detto che l’Udc sarà fondamentale per la governabilità. In che senso, se ci sarà una maggioranza del 60 per cento? E lei esclude che possiate rientrare nella maggioranza?

«Io sono dell’idea che quando si stipula un patto con gli elettori vada mantenuto. Pdl e Lega ci troveranno al loro fianco se fanno qualcosa di positivo e chiaramente invece dall’altra parte, opposizione precisa e seria, se come crediamo, faranno cose diverse. Faccio solo un paragone: noi non abbiamo approvato lo Statuto in tutti questi anni solo per un motivo. Perché qualcuno l’ha bloccato per dover decidere se veneti sono quelli di decima, nona, ottava, sesta, quinta, terza o prima generazione. La Regione e i veneti si meritano qualcosa di meglio».



Sul tema della governabilità...

«Nel centrodestra, tra alleati, sento interventi molto critici, in maniera pesante. La sensazione è che il giorno dopo le elezioni si aprirà un’altra partita al loro interno».



Lei dubita che la maggioranza reggerà?

«In Parlamento non è mai successo che ci fosse una maggioranza come questa, con un margine di oltre 100 parlamentari, che normalmente va sotto, e non c’è provvedimento su cui non si metta la fiducia».



I settimanali diocesani del Veneto hanno pubblicato lo stesso documento, in cui si affermava la priorità dello statuto. Cosa ne pensa? Quel documento, dal punto di vista Udc, non è un po timido nei vostri confronti?

«Sui settimanali cattolici c’erano le posizioni almeno dei tre candidati maggiori. La risposta viene da questa considerazione. Lo statuto del Veneto è la carta costituzionale nostra, oggi la dobbiamo approvare per dare risposte ai nostri cittadini: dall’autonomia della montagna, alle deleghe ai Comuni su tutti i settori che sono di loro competenza, io credo che lo statuto del Veneto sia la prima cosa: inserire le radici cristiane è una nostra proposta, ma le radici cristiane significano anche solidarietà, accoglienza».



Bortolussi batte sul collegamento tra sociale e famiglia e impresa. Su questo punto lei non ha puntato molto.

«È al primo posto del nostro programma. Bisogna aiutare le famiglie in difficoltà. E anche incentivare le imprese famigliari. E la Regione deve intervenire con forza affinché gli istituti di credito allarghino i cordoni della borsa. Vogliamo dare alla famiglia una detrazione fiscale, chi ha più figli paga meno tasse in base al numero di figli che ha. E meno tasse per chi assiste in casa il genitore anziano».



Lei marca la distanza tra Udc e Lega, ma non potevate accorgervene prima visto che siete stati alleati con loro per cinque anni?

«Sicuramente sì. Ma prima il presidente Galan garantiva un’azione di solidarietà, una Regione moderata e attenta a quelli che sono i temi che anche noi condividiamo. Con la Lega oggi, oltre alla differenza politica, c’è una differenza sui programmi, io non voglio la sicurezza delle ronde con i tagli alle forze dell’ordine. Noi non siamo per questo federalismo, siamo per il federalismo, che non sta dando nessuna risposta da nessuna parte».



In questo paese non c’è nessun federalismo in questo momento. Non sono state approvate le norme attuative.

«Appunto, ed è passato un anno. Io i problemi li vorrei risolvere e non fra sette anni come qualcuno continua a dire: faremo, faremo, faremo. Li voglio risolvere. Abbiamo tentato di risolverli anche facendo una proposta, che è lo Statuto Speciale, che è forse una proposta provocatoria ma lo era anche il 20% dell’Irpef per qualcuno, ma se lo avessimo approvato oggi da gennaio oggi avremmo le risorse per dare risposte ai lavoratori, ai cittadini e alle imprese».



Che cosa pensa di Galan?

«Ha governato, ha dato sviluppo alla Regione. Sicuramente poteva fare meglio ma il mio giudizio è positivo. Nel suo ultimo periodo, invece, se avesse avuto un po’ di coraggio, oggi saremmo in una situazione diversa».



Il coraggio di rompere con il suo partito che sceglieva la Lega?

«Bè, in Puglia un candidato come Vendola ha sfidato tutti ed è rimasto lì, nonostante i partiti. Qui in Veneto c’erano tre aree che si confrontavano. Si poteva giocare la partita, Galan non ha voluto».



Lei dice: Veneto a statuto speciale. Bene, ma che cosa vuol dire in concreto? Quale percentuale del gettito fiscale vorrebbe trattenere in Regione? E che effetti si avrebbero sulla solidarietà nazionale, bandiera dell’Udc?

«Il Veneto a statuto speciale non prende risorse da altre parti, ma tiene le risorse a casa nostra. Una parte le daremo alla solidarietà, le diamo a quelle regioni o a quegli interventi, come all’Aquila o a Messina».



Non è questione di aiuti straordinari, ma di bilancio: lei chiede che il 20 per cento dell’Irpef vada ai Comuni. Bene: e alla Regione quanto? E cosa resta all’Italia?

«Non ho i calcoli precisi, ma sono convinto che ci sia lo spazio per dare risorse importanti ai Comuni e alla Regione e anche per sostenere la coesione nazionale. È Tremonti che dovrebbe dirci le cifre, le abbiamo chieste anche noi quando hanno presentato la proposta di legge per il federalismo. Abbiamo chiesto a Tremonti, dicci quali sono le risorse e dove vanno. Invece ci hanno dato una scatola vuota e un anno dopo io noto che nei nostri territori arrivano sempre meno risorse e il federalismo rimane solo uno slogan».



Ma alla fine, la vostra proposta del Veneto a statuto speciale è uno slogan, una provocazione o è una proposta concreta?

«È una proposta concreta che noi faremo in consiglio regionale, perché col voto del Consiglio vada in Parlamento. Se vogliamo avere davvero il federalismo fiscale, con questa proposta lo si ha immediatamente, senza aspettare i sette anni per i decreti attuativi come prevede il provvedimento della maggioranza sul federalismo. Con la nostra proposta, invece, si comincia subito a rispondere ai bisogni della Regione, della gente».



Cosa c’è per la scuola, la formazione, la cultura, nella campagna elettorale dell’Udc?

«Credo che si debba partire dall’Università. Bisogna far sì che l’università vada a braccetto con le imprese. La nostra proposta è un Politecnico Veneto, con le nostre università che possono mettersi assieme, in maniera tale da dare delle risposte alle nostre imprese. C’è grande richiesta in questo settore e non c’è nessuna proposta concreta che l’università sta facendo. Un Politecnico Veneto permetterebbe alle nostre intelligenze di rimanere nel territorio. Per quanto riguarda le altre scuole, una cosa che è di competenza della Regione è la formazione: noi proponiamo una nuova legge sulla formazione. Solo oggi, con la crisi, le aziende si pongono il problema della riconversione, nel momento in cui c’è un settore che non va più. Su questo il Veneto deve fare un piano strategico».



In Veneto è in atto una corsa a montare sul carro del vincitore?

L’attrazione verso chi ha più possibilità di vittoria è abbastanza normale, noto questa volta qualche associazione che si sbilancia di più rispetto ad altre volte...».



Per esempio?

«Parlo in generale».



Forse non ha gradito la presa di posizione di Comunione e Liberazione a favore di Zaia?


«Io ho preso atto, e ogni associazione anche ecclesiale come è Comunione e Liberazione è libera ed è giusto che faccia le sue scelte. Altre associazioni hanno pareri diversi e modalità diverse, la Chiesa si è sempre dimostrata equidistante, non per niente abbiamo visto i settimanali cattolici come hanno trattato i candidati con pari dignità».



Non si aspettava dal mondo cattolico ed ecclesiale un appoggio un po’ più convinto all’Udc?

«Quel mondo conosce bene i valori e i principi che ogni candidato e ogni schieramento esprime. Per me l’unica preoccupazione è rappresentare nel modo migliore quel mondo».



Il Veneto è la prima regione italiana assieme alla Lombardia nel terzo settore, nel no profit, e il programma Udc ne accenna appena.

«Noi abbiamo una proposta, l’abbiamo sviluppata col mondo della cooperazione ma anche col mondo del volontariato. Vogliamo una nuova legge regionale che chiarisca con certezza tra volontariato e associazioni con funzione sociale e dall’altra parte la cooperazione. Io sono tuttora volontario della Protezione civile e sono promotore di una legge che obbliga lo Stato a a versare con certezza il 5 per mille alle onlus, alle associazioni di volontariato, alle cooperative, mentre adesso quel gettito va anche ad altro».



Nel nostro sondaggio ci sono il 20% di incerti. Perché dovrebbero votare De Poli?


«Perché noi ci proponiamo per una politica concreta, per una politica che dia le risposte ai bisogni reali della nostra gente, per una politica che sta ad ascoltare e che insieme vuole programmare e governare la nostra Regione, non vuole andare a comandare senza ascoltare chi non la pensa come loro».



L’Udc punta a ottenere il voto di chi non gradisce un leghista al timone. Ma c’è anche un flusso in direzione contraria, ci sono centristi usciti dall’Udc per fedeltà al centrodestra.

«La nostra scelta di correre da soli risale al 2008, chi non l’aveva capita forse l’ha capita oggi, con molta serenità. Questo bipolarismo mostra crepe da tutte le parti. Noi ci rivolgiamo agli elettori del centrodestra e anche del centrosinistra. Vista la grande differenza di opinioni all’interno della maggioranza, lo vediamo tutti i giorni, la presenza dell’Udc sarà fondamentale per riuscire a portare avanti il nostro progetto».



Quanto è ancora democristiano il Veneto?

«Io credo che il Veneto sia in gran parte ancora democratico cristiano, solo che bisogna capire chi riesce a interpretare meglio questo tipo di opinione. Ci vorrà ancora un po’ di tempo ma noi ci prepariamo a formare questa nostra nuova area che chiaramente si contrapporrà nei programmi e nei progetti a questo bipolarismo che non sta dando nessuna risposta».
Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 01:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA