Regina Elisabetta, il conte Orazio Zanardi Landi: «Mi accolse nel castello e mi preparò la limonata»

Il conte piacentino: «Feci il baciamano, lo accettava solo da italiani e spagnoli»

Venerdì 9 Settembre 2022 di Marco Ventura
Regina Elisabetta, il conte Orazio Zanardi Landi: «Mi accolse nel castello e mi preparò la limonata»

Una settimana al Castello di Windsor, su invito della Regina Elisabetta. Il conte Orazio Zanardi Landi ricorda commosso ogni singolo minuto. «Un giorno arrivò a mia madre, buona amica della principessa Margaret che ogni anno era nostra ospite al Castello di Rivalta, la telefonata d'invito da Buckingam Palace, e lei rispose che non sapeva se avrebbe potuto perché mia nonna si era rotta la caviglia.

Mamma, dissi, ma non si è rotta nessuna caviglia. Mia madre era timida, non era convinta e aveva messo una scusa. Io le dissi: richiama subito e spiega che la caviglia si è già aggiustata. Così prendemmo un volo. In aeroporto trovammo due Rolls Royce con la corona reale, una per le valigie».

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E come foste accolti al castello?
«Arrivammo nell'androne, quello da dove è uscita la bara del principe Filippo. La Regina aveva l'appartamento privato al primo piano. Un maggiordomo mi disse che a Sua Maestà non andava fatto il baciamano e invece arrivato in cima alla scalinata la regina lo accetta di buon grado e mi dà un'affettuosa manata in faccia. Prendo una dentata sulla mano, mi scuso e lei spiega che accetta il baciamano solo da spagnoli e italiani, in visita privata».


Che cosa la colpì di più?
«La sua simpatia. Si immagini che cosa significa arrivare a Windsor e la Regina che ti accoglie offrendoti una limonata. La prepara lei, con le sue mani. Mi fece visitare il castello, ho ancora le foto di noi nella piscina reale, la sera andavamo a pranzo dai parenti, come si fa tra amici. E poi quella limonata: La facciamo sempre io e mia sorella, mi disse. Per me fu uno shock: la regina che ti fa la limonata».


È vero che nessuno poteva sfiorarla?
«Così mi avevano detto. E invece, eccola coi suoi cagnetti che mi prende a braccetto, mi fa la limonata, mi porta in giro per il castello. A una festa ufficiale attraversò la sala per venirmi a salutare. Ero in imbarazzo, perché non sapevo l'inglese. Ricordo che a un pranzo tradusse per me l'Aga Khan. Con me la Regina parlava in francese. Mi disse che non era abituata, lo parlava poco perché tutti con lei usavano l'inglese. Mi raccontò che durante l'ultima guerra, lei e Margaret furono mandate in Francia, Churchill era contrario ma Hitler aveva inviato un commando per rapirle e loro raggiunsero sotto falso nome la Bretagna, dietro le linee. La Regina ne parlava con scioltezza, ma era un segreto di Stato».

 


Che altro le raccontava?
«Raccontò a me e mia moglie che Al-Fayed aveva comprato Harrods. E poi disse che nonostante mi vedesse per la prima volta era come se mi conoscesse bene: Margaret le mostrava le foto del Castello di Rivalta. Mi portò a vedere la collezione di disegni della cupola del Duomo di Piacenza, poi i servizi di piatti e l'armeria reale. Sapeva che ero appassionato di armi antiche».


Come si mangia a Windsor?
«C'era un cuoco italiano che faceva una cucina mista italiana e francese, molto pesce ma anche pasta, cocktail di scampi, gelati e dolci, molti piatti italiani, a parte quelle terribili aringhe affumicate a colazione. Due anni fa le ho scritto per andare a trovarla con le mie figlie, per prendere insieme un tè o una limonata. Ma purtroppo, non se ne fece nulla per via del Covid».


La principessa Margaret era davvero di casa a Rivalta?
«Sì, all'inizio mia madre era sospettosa perché tutti dicevano che era spigolosa e antipatica. E invece era spigolosa ma per nulla antipatica. E dopo il primo anno è tornata altre sei volte in un decennio. Ho così tanti ricordi anche della principessa Voleva fare sempre di testa sua».
 

Ultimo aggiornamento: 11:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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