La vicenda dei sosia utilizzati per limitare l’esposizione pubblica (o per mascherare i problemi di salute, secondo alcuni) era già emersa. Ma l’ossessione di Vladimir Putin per la sua sicurezza personale si spinge molto oltre. A delimitare i nuovi confini della paranoia dello Zar è Vitaly Brizhaty, ex ufficiale della sicurezza del presidente russo. In un’intervista rilasciata a Tv Rain dall’Ecuador, dove risiede adesso dopo aver lasciato il suo incarico in patria, l’ex guardia di Putin ha parlato a ruota libera delle preoccupazioni del leader russo relative a eventuali attentati.
La residenza segreta
Brizhaty parla soprattutto di Palazzo Olivye, la residenza segreta dello Zar in Crimea.
Le paranoie
Bene: dall’esperienza di Brizhaty emerge un racconto di Putin che, nonostante tutto, non si sentiva al sicuro nemmeno all’interno della cittadella segreta. «Anche il banale uso delle lavatrici era affidato esclusivamente a una delle guardie del corpo» tale è la paura di un attentato. E quando Putin ha voglia di un bel bagno a mare «squadre di sommozzatori armati lo scortano a distanza, perlustrando i fondali marini».
Gli spostamenti top secret
Un’ossessione che spesso investe persino il suo staff. «I suoi spostamenti sono top secret - A volte ci veniva detto che stava riposando nel palazzo e allora si rafforzava la sicurezza del posto. Poi invece si scopriva che in quel momento era da tutt’altra parte».
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I depistaggi
Un racconto in linea con quello di un altro ufficiale del Servizio di protezione federale fuggito dalla Russia in seguito all'invasione dell’Ucraina, Gleb Karakulov, che aveva raccontato come Putin era solito inviare il corteo presidenziale di auto verso luoghi in cui non si trovava realmente, un’esca per i potenziali attentatori e un modo, più in generale, per creare confusione sui propri spostamenti.