Parlamento europeo, ai popolari 212 seggi seguono i socialisti (187). Per il Pd 32 eletti

Lunedì 26 Maggio 2014
Parlamento europeo, ai popolari 212 seggi seguono i socialisti (187). Per il Pd 32 eletti
Il Partito popolare europeo guidato da Jean-Claude Juncker si conferma la maggiore forza politica all'interno del nuovo Parlamento europeo. Secondo le ultime proiezioni, su scala continentale il Ppe ha ottenuto il 28,23 per cento dei voti, che dovrebbero accreditarlo di 212 seggi (su 751) nell'Europarlamento. Al secondo posto i socialdemocratici di Martin Schulz, con il 24,90 per cento dei voti e 187 seggi. Terza forza politica l'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa (Alde), con il 9,59 per cento dei voti e 72 seggi. Sono davanti ai Verdi (7,32% e 55 seggi) e ai conservatori dell'ECR (5,99% e 45 deputati).
La sinistra unitaria (5,73% e 43 seggi). 137 in totale i deputati dei nuovi partiti, delle destre e degli euroscettici: 39 dai non riscritti, 35 da EFD con Ukip, 63 'altri' con M5S.
I partiti e i movimenti di destra ed euroscettici ottengono in generale il 18% dei consensi, ma non è ancora chiaro se costituiranno un gruppo unitario all'interno del nuovo Europarlamento.








Saranno 32 gli europarlamentari del Pd che approderanno a Strasburgo, 17 quelli del Movimento Cinquestelle e 13 quelli di Forza Italia, in base alla suddivisione dei seggi. A completare la delegazione italiana saranno 5 rappresentanti della Lega, e 3 ciascuno per Nuovo centrodestra e Lista Tsipras, in totale 73 deputati.



La delegazione Pd è la prima, per consistenza numerica, all'interno del gruppo dei socialdemocratici (S&D) al Parlamento europeo. È quanto si rileva dagli ultimi dati diffusi dal Pe a Bruxelles. La delegazione italiana conterà 31 membri contro i 27 della seconda, quella dell'Spd tedesca.



Tra i vincenti ci sono anche il premier polacco centrista Donald Tusk e il premier ungherese Viktor Orban (un impasto di centrismo nazionalista): la tenuta dei governi di questi due paesi veniva data per scontata. In linea generale, se è vero che il consenso ai partiti pro-Ue si è eroso rispetto al 2009, la 'valanga' composta di partiti euroscettici, eurofobici, di destra nazionalista, non arriva a un terzo dei seggi. Ciò lascia ampi margini per il dispiegarsi del gioco politico parlamentare che potrebbe non necessariamente essere 'inchiodato' a una 'grande coalizione' Ppe-Pse. I liberali hanno 72 deputati, i Verdi 55. D'altra parte, una coalizione fissa è impensabile perchè le 'armatè parlamentari dei gruppi politici al Parlamento europeo sono abbondantemente permeabili a scelte di voto flessibili perchè frutto dell'incrocio fra interessi nazionali e piattaforme dei rispettivi partiti. Ciò detto, l'agenda politica dei partiti e dei governi sarà notevolmente influenzata dal risultato elettorale. Non ci sono solo le complesse manovre sulle nomine dei vertici delle istituzioni europee, che dureranno diverse settimane (va trovato l'accordo sul presidente della Commissione, sul responsabile della politica estera, fanno parte del 'girò anche la nomina del successore di Herman Van Rompuy alla presidenza Ue che scadrà a fine novembre e il nuovo presidente Eurogruppo). Ci sono soprattutto scadenze ravvicinate che indicheranno chiaramente la direzione in cui tirerà il 'ventò. La prima novità può arrivare dalla Grecia: Syriza è il primo partito e ha chiesto nuove elezioni politiche. Il governo Samaras ha solo due voti di maggioranza nel parlamento ellenico. Syriza non può essere assimilata al fronte euroscettico: Tsipras non vuole uscire dall'euro, vuole far uscire la Troika dalla Grecia e cambiare l'impostazione della politica economica. Nella campagna elettorale si è pronunciato a favore della cancellazione del 60% del debito dei paesi dell'Europa del Sud. È noto che il tema della ristrutturazione del debito ellenico (170% del pil) può diventare per la Grecia attualissimo, secondo alcuni inevitabile. È una prospettiva che trova la strada sbarrata dalla Germania, dai paesi del Nord e dalla Bce perchè la parte preponderante dei titoli greci in mani pubbliche non private. Ogni mossa politica ad Atene in questi giorni sarà attentamente scrutinata dai mercati.

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