Libia, prime sconfitte per l'Isis: nel deserto
le milizie di Tripoli uccidono 9 jihadisti

Domenica 15 Marzo 2015
Libia, prime sconfitte per l'Isis: nel deserto le milizie di Tripoli uccidono 9 jihadisti
Negli scontri a Nawfaliyah in Libia, l'Isis ha perso nove uomini, mentre altri due, un jihadista del Mali e un tunisino, sono stati catturati.
Le «milizie di Misurata» impegnate nei combattimenti hanno avuto tre caduti mentre altri quattro miliziani sono rimasti feriti. Lo ha riferito una fonte citando autorità della città. «Le milizie contano di chiudere la partita con questi che si fanno chiamare Isis entro 48 ore», ha sostenuto la fonte segnalando un afflusso di miliziani in corso da Misurata e Tripoli.




In Libia sono infatti cominciati scontri fra l'Isis e le milizie al potere a Tripoli e che hanno tentato invano di entrare a Sirte, la città natale di Muammar Gheddafi ora in mano allo Stato islamico che ha conquistato anche un villaggio. Il tutto mentre l'Italia preme su Tobruk affinchè torni ai negoziati per la formazione di un governo di unità nazionale che la prossima settimana entrano in una fase decisiva.



Stando a quanto riferiscono media libici, l'Isis ha annunciato la sua «prima operazione» contro la coalizione di milizie filo-islamiche «Fajr Libya»: ci sono stati scontri fra jihadisti dello Stato islamico e una formazione di Fajr (la «forza Shuruq») nella zona di Nawfaliyah, cittadina desertica controllata dall'Isis a circa 145 a est di Sirte, sull'omonimo e enorme golfo libico. Nelle stesse ore si è rotto l'equilibrio che si era creato attorno a Sirte, occupata alla metà del mese scorso dall'Isis e da allora assediata da brigate che rispondono a Tripoli: miliziani di Fajr hanno cercato di entrare in città ma sono stati respinti. Negli scontri è morto un rilevante «quadro dell'Isis», Musbah Almakni detto Abu Trab. Già al potere nella città-califfato di Derna e a Nawfaliyah, lo Stato islamico si è impossessato anche di un centro da 2.500 abitanti, Harawa, circa 50 di chilometri ad est di Sirte.



Far fronte all'avanzata dell'Isis è il principale obiettivo cui sarebbe chiamato il governo di unità nazionale che l'Onu sta cercando di formare mettendo d'accordo l'esecutivo riconosciuto internazionalmente a Tobruk e quello insediato a Tripoli. L'inviato speciale delle Nazioni unite per la Libia, Bernardino Leon, ha convocato per giovedì di nuovo in Marocco la «fase finale, decisiva» dei colloqui. Questi dovevano svolgersi mercoledì scorso ma Tobruk ha disertato l'appuntamento per «rafforzare il suo team negoziale», ha sostenuto Leon, ma dichiarazioni di delegati e indiscrezioni di media palesano uno malcontento per l'andamento del negoziato. Non a caso il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha riferito di aver «sottolineato» al collega libico Mohamed al-Dairy, in un incontro a Roma, «l'importanza» che la delegazione di Tobruk la settimana prossima «abbia un mandato forte».



Auspicio necessario visto che il generale Khalifa Haftar, da poco nominato «comandante generale» dell'esercito di Tobruk, è dichiaratamente contro il negoziato («L'Onu e l'Europa non ci possono obbligare a sederci al tavolo con terroristi ed estremisti» al potere a Tripoli, ha detto martedì) e il suo potere pare quasi senza limiti: un sito, 'Arabi21', ha riportato «informazioni non confermate» su un gruppo di sostenitori di Haftar che giovedì avrebbero impedito al premier Abdullah al Thani di decollare da Labraq alla volta di Tunisi.
Ultimo aggiornamento: 19:36

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