Gaza, la strage dei volontari: uccisi 7 cooperanti. Londra e Usa furiosi, Netanyahu: «Un errore»

I loghi sulle automobili colpite erano ben visibili. L’ira degli Usa: «Chi aiuta non deve correre rischi»

Mercoledì 3 Aprile 2024 di Raffaele Genah
Gaza, la strage dei volontari: uccisi 7 cooperanti. Londra e Usa furiosi, Netanyahu: «Un errore»

Questa volta Netanyahu e i vertici militari non hanno nemmeno aspettato i primi risultati dell’inchiesta del Ffam, l’organismo incaricato dall’esercito di far luce sull’incidente, per assumersi pienamente la responsabilità della strage di operatori umanitari l’altra notte a Dir al Balah, nei pressi di Gaza.
Sette i morti che allungano una tragica catena di errori. Volontari arrivati da lontano: Stati Uniti, Gran Bretagna, Polonia, Australia.

Che si affidano a chi il territorio lo conosce bene, un autista palestinese, a sua volta ucciso. Tre missili sparati in rapida successione da un drone colpiscono in pieno tre vetture dell’organizzazione umanitaria no profit World Central Kitchen, nonostante fossero facilmente individuabili dai loghi ben in evidenza sui tetti e avessero preventivamente segnalato i loro spostamenti. E questo rende ancora più incomprensibile la dinamica dell’incidente.

LA RICOSTRUZIONE

Di certo le tre auto, due delle quali blindate, arrivano nella notte in un magazzino di Dir el Balah, dove vengono scaricate cento tonnellate di aiuti provenienti dal corridoio marittimo inaugurato qualche settimana fa lungo la rotta che porta a Cipro. E qui potrebbe essere nato il tragico errore. Su uno dei camion - secondo una ricostruzione - una unità di guardia avrebbe avvistato una figura che «sembrava armata». È dunque a questa figura che avrebbero mirato i colpi contro il convoglio, appena uscito dal magazzino.

Su questo aspetto ora indaga l’esercito che per bocca del suo portavoce, il contrammiraglio Hagari, spende parole di grande apprezzamento per la «nobile missione» svolta dalla Wck, che ogni giorno ha portato a Gaza 170 mila pasti caldi ma che ora ha annunciato la sospensione delle attività nell’area. Anche Netanyahu non ha perso un attimo per rammaricarsi del «tragico caso in cui le nostre forze armate hanno colpito involontariamente persone innocenti» e promette una indagine trasparente i cui risultati saranno poi condivisi con tutti i paesi interessati. 

LE REAZIONI 

Ma tutto questo evidentemente non basta a spegnere le polemiche. La dirigente dell’organizzazione nota per i suoi interventi umanitari in altri scenari di guerra e in recenti casi di disastri naturali parla di «attacco mirato» contro il convoglio.

Immediate e durissime le condanne: gli Stati Uniti si dicono «affranti» e il segretario di Stato Antony Blinken definisce gli operatori «eroi che corrono nel fuoco, e mostrano il meglio che l’umanità abbia da offrire quando il gioco si fa duro» e conclude con un monito: «non dovrebbero esserci situazioni in cui le persone che cercano di aiutare i loro simili corrano grandi rischi». Parole che sembrano tener conto dei numeri indicati da fonti Onu secondo cui dal 7 ottobre ad oggi gli operatori umanitari che hanno perso la vita dall’inizio del conflitto sono 196.

 

E fanno sentire la propria voce anche l’Australia e il Regno Unito - il più colpito, tre le vittime - che ha convocato l’ambasciatore d’Israele, mentre il ministro degli Esteri David Cameron ha protestato col suo omologo. Condanne anche dal Canada (una delle vittime aveva la doppia cittadinanza americana e, appunto, canadese) mentre la Polonia chiede «spiegazioni urgenti». E protesta anche l’Europa con Josep Borrell, mentre il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani chiede a Israele di fare chiarezza e ricorda come «il rispetto del diritto umanitario e la tutela dei civili siano prioritari».

In questo coro non mancano di farsi sentire le organizzazioni umanitarie che invitano le parti in conflitto a rispettare le leggi internazionali e ricordano come tutti gli operatori si sentano in pericolo. «Gaza è uno dei posti più pericolosi per una operazione umanitaria», dicono. Nel frattempo gli Emirati sospendono il loro sostegno ai corridoi attraverso cui arrivano gli aiuti. E mentre a Gaza il livello di scontro resta sempre alto, al Cairo i negoziatori israeliani avrebbero messo a punto una nuova ipotesi di accordo per il cessate il fuoco in cambio degli oltre cento ostaggi. Se avrà il disco verde dal governo israeliano la parola passerà a Hamas, che finora ha respinto tutte le ultime proposte. 

Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 09:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci