Papa Francesco a Cuba: «La rivoluzione della Chiesa è tenere la porta aperta»

Martedì 22 Settembre 2015 di Franca Giansoldati
Papa Francesco a Cuba: «La rivoluzione della Chiesa è tenere la porta aperta»
La nostra è la rivoluzione della porta aperta, della tenerezza. E’ Papa Francesco che parla da Cuba, dal santuario mariano della Vergine del Cobre, prima di partire per gli Stati Uniti.



Il viaggio più simbolico che finora abbia mai fatto il pontefice argentino, un pellegrinaggio-laboratorio di pace tra Usa e l’Avana destinato ad allargarsi presto altrove, magari alla Colombia e ad altre aree sudamericane in crisi. “Vogliamo essere una Chiesa che esca di casa per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione”.



Francesco punta a non mortificare la speranza collettiva. Serve coraggio, serve anche misericordia e tenerezza, parola con la quale può essere tratteggiato l’intero pontificato. “Non dobbiamo avere paura della bontà; anzi, neanche della tenerezza!” aveva detto Francesco nella prima messa celebrata a san Pietro due anni e mezzo fa. Una virtù che no né simbolo di debolezza, arrendevolezza, semmai connota “fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, di amore”.



A Cuba, a poche ore dal viaggio negli Usa – primo Papa è il primo Capo di Stato da oltre mezzo secolo a entrare negli Stati Uniti direttamente da Cuba, Francesco torna a insistere sulla forza della diplomazia del cuore. Il presidente Barack Obama, con la first lady Michelle e probabilmente le figlie Sasha e Malia, con un gesto senza precedenti, lo attenderanno alla Andrews Air Force Base. "Come Maria, vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità. Come Maria, Madre della Carità, vogliamo essere una Chiesa che esca di casa per gettare ponti”.



Prima di partire alle famiglie cubane ha raccomandato unità. La transizione che in prospettiva attende l’isola caraibica non è solo politica o culturale. Francesco teme che la fine dell’embargo, e l’inizio di un mercato più aperto, possa danneggiare il tessuto sociale. "Società divise, rotte, separate o altamente massificate sono conseguenza della rottura dei legami familiari; quando si perdono le relazioni che ci costituiscono come persone, che ci insegnano ad essere persone". Ha detto alle famiglie incontrate nella cattedrale di Santiago, ultimo discorso prima di proseguire il viaggio verso gli Stati Uniti.



"In molte culture al giorno d`oggi vanno sparendo questi spazi, vanno scomparendo questi momenti familiari, pian piano tutto tende a separarsi, isolarsi; scarseggiano i momenti in comune, per essere uniti, per stare in famiglia. Allora non si sa aspettare, non si sa chiedere permesso né scusa, né dire grazie, perché la casa viene lasciata vuota. Vuota di relazioni, vuota di contatti, vuota di incontri. Poco tempo fa una persona che lavora con me mi raccontava che sua moglie e i figli erano andati in vacanza e lui era rimasto solo”.



Alla Chiesa, invece, si raccomanda di dare ospitalità e amore incondizionato a tutti, anche ai “fedeli in situazioni imbarazzanti”. Dietro questa la parola probabilmente si nasconde un cambio di prospettiva pastorale, a favore dei divorziati risposati, coppie di fatto, anche omosessuali. “La nostra fede ci porta fuori di casa a visitare il malato, il prigioniero, chi piange, e chi sa anche ridere con chi ride”.
Ultimo aggiornamento: 21:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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