Salario minimo, dai rider ai magazzinieri: 3 milioni di lavoratori in cerca di tutele

L’Istat: nel 18,2% dei rapporti di lavoro il salario è inferiore ai 9 euro lordi l’ora

Martedì 15 Agosto 2023 di Giacomo Andreoli
Salario minimo, dai rider ai magazzinieri: 3 milioni in cerca di tutele

Dai magazzinieri ai rider, dagli addetti alle pulizie ai vigilantes, passando per operai agricoli e operatori turistici. Secondo l’Istat i rapporti lavorativi con retribuzione oraria inferiore ai 9 euro lordi l’ora sono quasi un quinto del totale (il 18,2%, circa 3,6 milioni di rapporti) e coinvolgono circa 3 milioni di lavoratori.

Un po’ diversa la stima dell’Inps, che li conteggia in 2 milioni (il 13% dei lavoratori privati considerando il trattamento di fine rapporto e la tredicesima), che salirebbero a 4,6 milioni non includendo nel calcolo Tfr e mensilità extra. 

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LE PROPOSTE

Dentro questa galassia di sfruttati ci sono i lavoratori non coperti da contrattazione collettiva nazionale, quelli con contratti “pirata” e quelli con contratti rappresentativi, ma con paghe orarie basse. Sono 16,6 milioni i lavoratori pubblici e privati, agricoli e domestici esclusi, complessivamente coperti dai contratti collettivi nazionali di lavoro, e altri 251 mila sono i lavoratori pubblici tutelati direttamente per legge. In questa platea per i tre sindacati più rappresentativi, Cgil, Cisl, Uil, sono coperti dai contratti nazionali firmati da loro (circa il 25% degli accordi totali) rispettivamente il 97% dei dipendenti privati e il 99,3% di quelli pubblici. Le persone scoperte, con contratti molto poco rappresentativi (come quelli firmati dall’Ugl), sarebbero quindi 500mila (con il numero che, secondo alcune stime, si avvicina al milione considerando anche lavoro agricolo e domestico). 
All’interno di questa platea, secondo il Cnel, i veri e propri contratti pirata (350 su oltre 990), sottoscritti da associazioni datoriali e sindacali non rappresentate presso lo stesso Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, coprirebbero circa 33mila lavoratori.

Proprio l’ente guidato da Renato Brunetta, invece di un salario minimo legale per legge, propone di applicare per tutti questi lavoratori la paga minima prevista dal contratto collettivo nazionale leader del settore di riferimento. In mancanza di uno specifico settore o contratto di riferimento, invece, si potrebbe applicare il salario equivalente alla media dei principali contratti collettivi nazionali rispettati in settori lavorativi “affini”. Ma quello che il governo ha commissionato all’ente è uno studio complessivo sia sui minimi retributivi che sulla retribuzione effettiva percepita, considerando mensilità aggiuntive, tfr, ferie e vari tipi di permessi, così da definire meglio il concetto di «lavoro povero».

Il primo passo per arrivare a una proposta in 60 giorni è la firma della Convenzione tra il ministero del Lavoro e il Cnel, che traccerà la road map delle attività da svolgere. Secondo il ministero del Lavoro si ricalca esattamente lo schema del governo Draghi con il tavolo per il partenariato economico, sociale e territoriale a supporto nell’applicazione del Pnrr. Il sostegno immaginato da Brunetta potrebbe aiutare i rider, in attesa dell’arrivo della direttiva Ue che prova a definire esattamente in quali casi è lavoro autonomo e in quali è lavoro subordinato. Al momento in Italia c’è un contratto subordinato che potrebbe fare da riferimento, quello siglato con Just Eat. Secondo Filt Cgil lavorano per le altre piattaforme, principalmente Glovo, Deliveroo e Uber Eats, circa 50mila persone, che ancora risultano “autonome”, senza ferie, malattie o permessi.

FRAGILI E SENZA DIRITTI

Tra i contratti siglati anche con i sindacati più rappresentativi sono però tanti i casi in cui lo stipendio è inferiore ai 9 euro lordi l’ora. Tra gli esempi più eclatanti il settore della vigilanza, che ha rinnovato il contratto ad aprile dopo 8 anni di trattative a poco più di 5 euro l’ora. “Meglio” le imprese di pulizie, dove si lavora per 6,52 euro lordi l’ora. Si arriva a 7,09 euro nel tessile e l’abbigliamento, 7,18 per i servizi assistenziali, 7,28 per pubblici esercizi e ristorazione, 7,48 nel turismo. Ma prendono meno di 9 euro l’ora anche 443.425 lavoratori del manifatturiero, settore ampiamente coperto dalla contrattazione collettiva più rappresentativa e 218.626 lavoratori del settore costruzioni.

Tra chi non ha un contratto nazionale di riferimento (per il Cnel al massimo 700mila lavoratori), invece, il settore più coinvolto è quello dei servizi, tra cui ci sono centinaia di operatori turistici. Ad avere salari bassi, però, in Italia non sono solo i lavoratori pagati meno di 9 euro l’ora. L’Istat identifica almeno altre due categorie di lavoratori “vulnerabili”, che hanno contratti non standard, cioè contratti brevi, che coprono una parte dell’anno, e contratti part-time (nel 56,2% dei casi involontario). In entrambi i casi la retribuzione a fine mese, o a fine anno, è scarsa: si tratta per la maggior parte di lavoratori poveri. L’Istituto stima che siano poco meno di 5 milioni: al loro interno un po’ più di 800mila sono doppiamente vulnerabili. Fuori dalla platea dei sottopagati più o meno “registrati” c’è poi la galassia di finti stagisti e finte partite Iva. Ma anche quella dei lavoratori in nero (circa 3 milioni di persone per il ministero del Lavoro). Lavoratori senza diritti, che spesso prendono meno di 9 euro l’ora. Sono soprattutto gli stagionali che vengono pagati “cash” (come alcuni braccianti, bagnini, animatori, hostess o steward per eventi e camerieri).
 

Ultimo aggiornamento: 08:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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