Reddito di cittadinanza, con la riforma dimezzati i beneficiari: circa 400.000 nuclei saranno esclusi

I percettori calano da 1,2 milioni a 740mila

Mercoledì 21 Giugno 2023 di Francesco Bisozzi
Reddito di cittadinanza, con la riforma dimezzati i beneficiari: circa 400.000 nuclei saranno esclusi

Per quasi mezzo milione di famiglie che percepiscono il reddito di cittadinanza è arrivato il momento di dire addio all’aiuto. Con la riforma del governo Meloni, che prevede l’introduzione dell’Assegno di inclusione (Adi) e del Supporto per la formazione e il lavoro, si dimezzerà la platea dei nuclei percettori della prestazione di sostegno introdotta prima del Covid dal governo Lega-5 Stelle.

Così l’ultimo rapporto dell’Ufficio parlamentare di bilancio: «Secondo una stima condotta con il modello di microsimulazione dell’Upb, alimentato da un campione longitudinale di dati amministrativi relativi alle dichiarazioni Isee, su 1,2 milioni di nuclei beneficiari del reddito di cittadinanza circa 400mila non accederanno all’Assegno di inclusione, perché al loro interno non sono presenti soggetti tutelati». I soggetti tutelati sono minori, disabili e over 60. «Altre 97.000 famiglie – aggiunge l’Upb – verranno escluse per effetto dei nuovi vincoli di natura economica». 

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LA MODIFICA

Per avere diritto all’Adi sarà necessario, per esempio, un reddito familiare pari o inferiore a seimila euro annui, moltiplicati per la scala di equivalenza. Nel complesso, i nuclei beneficiari dell’Assegno di inclusione dovrebbero arrivare così a quota 740mila. Ai 690mila che già percepiscono l’aiuto dei Cinquestelle vanno aggiunti 50mila nuovi nuclei beneficiari che sfrutteranno la modifica del vincolo di residenza (basteranno cinque anni in Italia per ottenere l’Assegno di inclusione e non dieci come per il reddito di cittadinanza). Risultato? La stretta farà risparmiare diversi miliardi di euro allo Stato. La spesa sostenuta da aprile 2019 ad aprile 2023 per l’erogazione del reddito e della pensione di cittadinanza ha superato la soglia dei 30 miliardi di euro, ha ricordato l’Upb, con un massimo di 8,8 miliardi nel 2021. I nuclei percettori (inizialmente pari a 570.000) sono cresciuti costantemente, fino a raggiungere 1,4 milioni di unità a luglio del 2021. Dopodiché la platea dei beneficiari ha iniziato ad assottigliarsi un poco alla volta: la decrescita è proseguita con maggiore intensità nei primi mesi di quest’anno, anche per effetto dei paletti introdotti dal governo con l’ultima legge di Bilancio, tesi a incoraggiare la ricerca di lavoro da parte dei cosiddetti occupabili. 

Sempre l’Ufficio parlamentare di bilancio: «Il decreto Lavoro porta a compimento il ridisegno delle misure di contrasto alla povertà avviato dal governo con la legge di Bilancio, introducendo un nuovo strumento, l’Assegno di inclusione. I soggetti tra 18 e 59 anni di età non disabili e non impegnati in lavoro di cura sono esclusi dalla misura, a meno che non siano anagraficamente conviventi con soggetti non in grado di lavorare». A favore di questi ultimi è stato introdotto il Supporto per la formazione e il lavoro, un sostegno della durata massima di 12 mesi condizionato alla partecipazione a progetti di formazione, di orientamento e di accompagnamento al lavoro. Obiettivo: contrastare in modo efficace i disincentivi alla partecipazione al mercato del lavoro tipicamente connessi alle misure universali di contrasto alla povertà. 

I CRITERI

Infine, i criteri di calcolo del nuovo assegno comportano una ridefinizione degli importi, che saranno in generale più elevati rispetto agli attuali per i nuclei con disabili e per quelli con figli minori di tre anni. «I nuclei con disabili sono quelli maggiormente avvantaggiati dalla riforma, con un aumento medio del beneficio di 64 euro mensili», si legge nel report dell’Upb. Per quanto riguarda i nuclei con minori non disabili, la metà vedrà incrementare il beneficio complessivo (+124 euro medi mensili) mentre gli altri riceveranno cifre inferiori ad adesso. 
L’Upb accende un faro anche su Pil e Pnrr. La crescita del prodotto interno lordo tricolore nel primo trimestre di quest’anno, +0,6% in termini congiunturali, è risultata migliore delle attese. Per quanto riguarda il Pnrr, il piano avrà un impatto sul Pil di quasi 3 punti percentuali al 2026, stima l’Upb, «ma le conseguenze della sua riformulazione dovranno essere attentamente valutate». 

Ultimo aggiornamento: 22 Giugno, 16:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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