Moody's rivede al rialzo l'outlook sull'Italia da «negativo» a «stabile». ​Confermato il rating a Baa3. Giorgetti: «Dimostra che lavoriamo bene»

Le prime tre valutazioni, fatte rispettivamente da S&P, Dbrs e Fitch, avevano lasciato immutato il rating e anche l'outlook

Venerdì 17 Novembre 2023 di Andrea Bassi e Gabriele Rosana
Moody's rivede al rialzo l'outlook sull'Italia da «negativo» a «stabile». Confermato il rating a Baa3

L’ultimo giudizio, il più atteso, è arrivato.

Ed è andato meglio del previsto. Moody’s non solo ha confermato il suo rating sul debito italiano a Baa3, ma ha migliorato l’outlook, la previsione, passata da «negativa» a «stabile». Il verdetto dell’agenzia americana tiene conto delle buone prospettive di medio termine dell’Italia, grazie soprattutto alla spinta del Pnrr. E alla buona salute del settore bancario e al basso livello di indebitamento delle famiglie e delle imprese. Anche la “crisi” energetica sembra essere ormai stata assorbita grazie alle misure del governo con la diversificazione delle fonti. «Accolgo con molta soddisfazione la pronuncia. È una conferma che, seppure tra tante difficoltà, stiamo operando bene per il futuro dell’Italia», ha commentato a caldo il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti.

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Il giudizio di Moody's

Nella sua analisi l’agenzia americana ha rilevato come il debito resti alto, attorno al 140 per cento del Pil, e come il costo degli interessi assorbirà molte risorse. Ma il Paese resta forte. Con un settore manifatturiero solido e un sistema bancario in salute. Anzi. Moody’s non manca di sottolineare come la tassa sulle banche annunciata ad agosto sia stata migliorata permettendo agli istituti di credito di rafforzare il proprio capitale. L’agenzia si è anche detta sicua che la Bce metterà in campo tutti gli strumenti in caso di turbolenze sul debito. Il giudizio di Moody’s è arrivato dopo la conferma del merito creditizio dell’Italia da parte delle altre tre agenzie di rating, Standard&Poor’s, Fitch e Dbrs. Tutte e tre hanno confermato la tripla B con rating stabile. E dopo quelle delle agenzie di rating, arrivano anche le pagelle dell’Europa. La data cerchiata in rosso in calendario è quella del 21 novembre: nel pomeriggio di mercoledì prossimo, da Strasburgo, dove sarà riunita in contemporanea la plenaria del Parlamento europeo, la Commissione alzerà il velo sulla propria valutazione delle leggi di bilancio degli Stati membri, l’ultima prima del voto Ue del giugno prossimo e del rinnovo delle istituzioni comunitaria. E allora i riflettori si accenderanno pure sulla manovra italiana. Proprio mentre, in contemporanea, la finanziaria affronterà l’esame parlamentare in casa. Il responso sarà affidato al vicepresidente esecutivo della Commissione Valdis Dombrovskis e al commissario all’Economia Paolo Gentiloni, nell’ambito della procedura del semestre europeo, il coordinamento delle politiche di finanza pubblica: occhi puntati, allora, anzitutto sulla cautela nella spesa corrente e sugli investimenti. 

Il passaggio

All’appuntamento Roma arriva alla luce dei numeri delle previsioni economiche d’autunno diffuse mercoledì scorso, che hanno certificato un Pil debole nel 2023 (+0,7%) e che faticherà a risalire nei prossimi due anni, ma anche di un deficit dato in graduale calo, a differenza del debito che rimane su valori d’allerta, sfiorando il 141%. Dalla tabella allegata alla scheda tecnica dedicata all’Italia nelle previsioni d’autunno, è possibile ricavare in filigrana qualche anticipazione rispetto a ciò che dovrebbero contenere le pagelle alla manovra. La penultima voce cita, infatti, il saldo di bilancio strutturale, l’indicatore che monitora la situazione dei conti pubblici al netto del ciclo economico e delle misure una tantum: per l’Italia dovrebbe passare dal 6,1% del 2023 al 5,1% del 2024, migliorando così di un punto percentuale. Facendo meglio di quanto indicato nelle raccomandazioni sulla politica di bilancio adottate dal Consiglio prima dell’estate: un documento di riferimento che, al paragrafo 24, considerata «appropriato» per l’Italia un miglioramento del saldo di bilancio pari almeno allo 0,7% del Pil. Insomma, i numeri già agli atti sembrano lasciare presagire perlomeno qualche segnale positivo. E “promosso” dovrebbe essere pure il graduale ritiro delle misure di sostegno contro il caro-bollette chiesto dall’Ue.

Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 09:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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