Manovra, Meloni: «100 euro in più ai redditi medio-bassi. Tagliato il canone Rai»

Il Cdm: Finanziaria da 24 miliardi. «Tv di Stato, riduzione minima»

Martedì 17 Ottobre 2023 di Francesco Malfetano
Manovra, Meloni: «100 euro in più ai redditi medio-bassi. Tagliato il canone Rai»

«Seria», «realistica» e «concentrata su alcune priorità». È questa per Giorgia Meloni l’estrema sintesi della “prima” vera legge di Bilancio varata dal suo governo. Una Manovra da circa 24 miliardi di euro di cui la premier, a differenza di quanto fatto lo scorso anno, non fatica a dirsi «fiera».

E non solo per l’approvazione «a tempo di record» nel consiglio dei ministri di ieri mattina, ma soprattutto per l’attenzione che è stata riservata ai redditi medio-bassi. Nella breve presentazione a cui si è ridotta la sua presenza in conferenza stampa a causa dell’arrivo a Palazzo Chigi del Re di Giordania, Meloni sottolinea quindi come «in un quadro abbastanza complesso» (con circa 13 miliardi euro di maggiori interessi sul debito e 20 di Superbonus da pagare il prossimo anno) l’esecutivo sia riuscito a «difendere il potere acquisto» degli italiani. Il taglio del cuneo fiscale «di 6 punti per chi ha fino 35mila e 7 per fino a 25mila» corrisponde, spiega la premier, ad «un aumento in busta paga» da circa 100 euro al mese per una platea di 14 milioni di cittadini.

Aumento degli stipendi per le madri dal secondo figlio, a chi spetta e di quanto sarà

CANONE FAMIGLIE

Un imprinting, quello di lasciare più soldi nelle tasche degli italiani, a cui risponde anche la riduzione del canone Rai. L’imposta, pur restando al suo posto tra le voci della bolletta elettrica, passa infatti «da 90 a 70 euro» come chiariscono con un certo entusiasmo il ministro del Tesoro e quello delle Infrastrutture Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini. Entusiasmo però evidentemente non condiviso né tra Saxa Rubra e viale Mazzini né dagli addetti ai lavori. «Il taglio del 25% del canone avrà effetti nefasti sugli investimenti Rai nel cinema e nell’audiovisivo» dice ad esempio Giancarlo Leone, presidente dell’Osservatorio Italiano Audiovisivo. Polemiche su cui, a sera, il governo interviene precisando come a fronte di un minor esborso complessivo da parte degli italiani per 440 milioni di euro, la Rai ne perderà in realtà solo venti. «L’importo sarà in gran parte compensato dallo Stato alla Rai per spese relative agli investimenti» è la garanzia che arriva dall’esecutivo, accompagnata però dall’intenzione di impostare una «più corretta gestione delle risorse anche grazie alla nuova governance». Per il varo della Manovra del resto, una spending review molto simile a quella che ha colpito la tv di Stato si è abbattuta su tutti i ministeri, con un taglio del 5% delle spese discrezionali. «Onestamente è andata a prendere a schiaffoni tutti ministri a beneficio degli italiani che guadagno redditi medio bassi» sintetizza non a caso Giorgetti.
Tra le altre misure presentate da Meloni - affiancata anche dal vicepremier Antonio Tajani e dal viceministro all’Economia Maurizio Leo - ampio spazio anche alle famiglie. In primis con il taglio dei contributi a carico del lavoratore per le madri con due figli o più (quota coperta dallo Stato) e in secondo luogo con l’asilo nido gratis a partire dal secondo figlio. «Una donna che mette al mondo almeno due figli ha già offerto un importante contributo alla società» dichiara la premier. 

LE MISURE

Non solo. Subito dopo un siparietto all’arrivo in ritardo in sala stampa di Giorgetti e Leo («Ci siamo persi il ministro dell’Economia e non è secondario» sorride Meloni, «È scappato con la cassa» le fa eco Tajani), Meloni e i ministri annunciano la presenza in Legge di Bilancio degli «aumenti contrattuali del pubblico impiego», della rivalutazione delle pensioni e dell’avvio delle riforme fiscali e pensionistica («Non è quota 104 piena» né è l’attesa flat tax, ma quasi). Rivendicata inoltre la «priorità» assegnata al rinnovo dei contratti del comparto sicurezza, così come i 12 miliardi in tre anni destinati all’avvio della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina e le scelte compiute dal governo sulla sanità: «Ci sono 3 miliardi in più rispetto a quanto previsto». 
Rivendicazioni che fanno il paio con i ringraziamenti per la compattezza mostrata dai partiti di maggioranza secondo la premier. Un’unità che Meloni, come già chiarito nel corso delle riunioni della scorsa settimana, si aspetta anche in Parlamento, con zero spazio concesso al tradizionale valzer degli emendamenti. Auspico «l’approvazione nei tempi più rapidi possibili» e «senza emendamenti di maggioranza: poi l’opposizione farà la sua parte, ovviamente» garantisce già Salvini. Parla di «perfetta sintonia» anche Tajani, che sottolinea come «positivo» il fatto che nella legge di bilancio «non c’è alcuna tassa di successione su chicchessia». Per le opposizioni però questo configura un «attacco alla democrazia» come dice la segretaria Pd Elly Schlein, che bolla anche l’intero testo come «senza visione strategica», al pari del presidente del M5s Giuseppe Conte («Insignificante e dannosa»), del leader di Azione Carlo Calenda («Populista e pericolosa) o del deputato di Iv Davide Faraone («Totalmente inutile»).Polemiche, quelle sugli emendamenti, che però il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi rispedisce al mittente: «le opposizioni potranno presentare tutti gli emendamenti che vorranno».

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