Energie rinnovabili, più tempo per tagliare le emissioni di case e auto. Pichetto: «Obiettivi realistici»

Inviato a Bruxelles il progetto italiano: la quota di energia prodotta da fonti green salirà progressivamente al 40,5% nel 2030

Sabato 1 Luglio 2023 di Andrea Bassi
Energie rinnovabili: più tempo per tagliare le emissioni di case e auto

L’Italia spinge sulle energie rinnovabili. Ma conferma anche l’intenzione di diventare un “hub” del gas in modo da aumentare la resilienza e la sicurezza dell’intero sistema energetico europeo. Anche per questo saranno potenziate le infrastrutture, a partire dai rigassificatori galleggianti, fino al potenziamento delle interconnessioni. Ma, e questa è una novità, l’Italia punterà anche sui sistemi di stoccaggio della Co2 per ridurre le emissioni. Nel nuovo Piano inviato ieri a Bruxelles dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, l’asticella della quota di energia prodotta da fonti verdi è stata portata al 40,5 per cento nel 2030. Un obiettivo più alto di quello fissato sia dal piano europeo Fifty for 55 che del RepowerEu, rispettivamente fissati al 38,4% e al 39%. Per l’Italia significa, entro i prossimi sette anni, il raddoppio della quota di energia rinnovabile nei consumi finali lordi. Il nuovo piano italiano, va detto, centra tutti i target fissati dall’Europa. Con una singola eccezione sulla quale la strada appare più in salita. Si tratta della riduzione delle emissioni di Co2 nei settori cosiddetti “non Ets”. Si potrebbe in pratica tradurre nei consumi “domestici”. Quelli delle case, per esempio. Ma anche dei trasporti (le auto). Oltre che per il settore dell’agricoltura e della piccola impresa. Per questi serviranno tempi più lunghi, anche per evitare che la transizione diventi “ingestibile” e troppo “pesante” per le famiglie e le imprese. 
Tutte questioni del resto, sulle quali da tempo l’Italia ha aperto dei fronti. Dall’obbligo di una determinata classe energetica per le abitazioni, fino alla spinta alla sola tecnologia elettrica per l’auto.

Gli obiettivi sui settori non Ets, spiegano fonti del ministero, «non si raggiungono perché sono particolarmente ambiziosi, però», dicono le stesse fonti, «il prossimo anno avremo tutto il tempo per lavorare ad ulteriori misure, con il sostegno di altri ministeri, e sicuramente utilizzando risorse aggiuntive».

 
Per quanto riguarda invece il taglio delle emissioni di Co2 per i settori “Ets”, ossia gli stabilimenti a maggiore emissione come le raffinerie di petrolio, le acciaierie, le industrie del vetro e della ceramica (settori centrali nell’economia italiana), l’obiettivo sarà pienamente centrato. Anche perché molta strada è già stata fatta. Nel 2021, rispetto al 2005, le emissioni di questi settori sono già state ridotte del 47 per cento. Entro il 2030 si arriverà al 62 per cento, proprio come richiesto dai programmi europei di contenimento della Co2. 
Co2 a parte, la quota di energia rinnovabile per i trasporti sarà invece rispettata. Gli obiettivi europei sono del 29 per cento al 2030, il piano italiano prevede di arrivare al 31 per cento. Nel documento consegnato a Bruxelles, ampio spazio è destinato anche all’idrogeno. Oggi la quota di idrogeno prodotto attraverso le energie rinnovabili nell’industria è pari a zero. L’ambizione del Piano è arrivare al 42 per cento entro il 2030, ancora una volta in linea con le indicazioni dell’Europa. 


IL PASSAGGIO


Molto si punterà anche sull’efficienza energetica. I consumi finali rilevati nel 2021 sono stati pari a 113 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep, in gergo tecnico). Entro il 2030 sarà necessario scendere a 100 milioni. «Abbiamo mandato in Europa la proposta di aggiornamento del Pniec, che era del 2019», ha spiegato Pichetto Fratin parlando a Zapping. «C’è», ha aggiunto il ministro, «la verifica degli obiettivi, che vengono ricalibrati, inserendo anche elementi di novità quali lo stoccaggio di Co2, che significa metterli in giacimenti esauriti o il teleriscaldamento». Per Pichetto Fratin si tratta di «un aggiornamento con la definizione di obiettivi con i piedi per terra e realistici per il nostro Paese».


Sulla stessa linea anche la vice ministra Vannia Gava. «Il piano», ha spiegato, «è caratterizzato da un approccio serio e realistico in tutti i settori focali della transizione energetica, che riteniamo debba essere graduale e giusta per tutelare il Paese. Portiamo», ha aggiunto ancora, «sul tavolo Ue un lavoro robusto, sinergico, che sostiene e accompagna famiglie e imprese. Un piano ambizioso ma sostenibile».

 

Ultimo aggiornamento: 3 Luglio, 08:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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