Case green/ La necessità di bloccare tutto l’iter

Giovedì 22 Giugno 2023 di Giorgio Spaziani Testa*

La vicenda della proposta di direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici (“case green”, nel linguaggio politico-giornalistico) è giunta alla sua fase decisiva.

Il 6 giugno, infatti, è iniziato il cosiddetto “trilogo”, vale a dire il negoziato fra Parlamento, Consiglio e Commissione europei. Ed è iniziato con molte difficoltà, come si era avuto sentore che potesse accadere. Nel corso del tempo, infatti, questo testo normativo, iniziato a circolare ormai quasi due anni fa, ha visto crescere il numero di esponenti politici, Governi e osservatori che hanno compreso gli enormi rischi associati a un obbligo generalizzato di intervento su milioni di immobili.


Confedilizia è stata la prima a lanciare l’allarme, nel 2021. Ma da allora la consapevolezza è cresciuta di giorno in giorno e i pericoli sono stati evidenziati da più parti. Particolarmente persuasiva, nella sua durezza, è stata l’analisi dell’Associazione bancaria italiana. In occasione di un’audizione parlamentare, l’Abi ha evidenziato come la direttiva “rischi di produrre una riduzione del valore di mercato degli edifici – che per il 60% presentano classi energetiche più basse – con impatti rilevanti sulla ricchezza delle famiglie italiane che per il 60% è rappresentata da immobili residenziali”. E ha aggiunto: “Ciò impatta direttamente e indirettamente anche sul mondo bancario. Direttamente, in quanto tale situazione potrebbe comportare una svalutazione delle garanzie acquisite dalle banche per la concessione dei mutui ipotecari; indirettamente, in quanto minore ricchezza significa anche minore possibilità di accesso al credito per imprese e famiglie, con conseguenti minori possibilità di crescita dell’economia”.


Basterebbero queste poche frasi per comprendere come sia necessario agire con grande fermezza per bloccare l’iter di approvazione di un provvedimento a dir poco inopportuno.  Siamo tutti consapevoli dell’esigenza di migliorare le prestazioni energetiche dei nostri immobili – non certo per salvare il mondo, visto il risibile contributo di inquinamento che il patrimonio edilizio europeo apporta al contesto globale – ma la strada deve continuare a essere quella, pur bisognosa di correttivi, che l’Italia ha seguito negli ultimi anni, consistente nell’attivazione di specifici incentivi. La via degli obblighi, invece, è distruttiva; in particolare per l’Italia, Paese a proprietà diffusa. E porta ad effetti inevitabili: immediata riduzione del valore degli immobili (di quelli che sarebbero a breve “fuorilegge” ma, a cascata, anche degli altri), e quindi impoverimento di larga parte della popolazione, con conseguenze negative anche sui consumi; tensione sul mercato dell’edilizia, con aumento dei costi degli interventi; crisi dei mutui; incremento dei canoni di locazione.


Vogliamo tutto questo? C’è da sperare di no. E allora l’Italia deve fare la sua parte con convinzione e determinazione. Del resto, il nostro Governo si è impegnato anche in Parlamento a “scongiurare” l’approvazione di questo provvedimento. Adesso deve mettere in pratica quell’impegno e agire di conseguenza nell’ambito del “trilogo”. Un alleato può essere anche la Germania, che ha recentemente visto due importanti Ministri – quella dell’edilizia e quello della giustizia, la prima socialdemocratica, il secondo liberale – pronunciarsi in modo fortemente negativo nei confronti del testo, addirittura giudicato da Klara Geywitz non compatibile con la Costituzione tedesca (ma pesanti critiche alla proposta sono state formulate anche da altri Paesi).


Il resto possono farlo gli scenari politici. Il “trilogo” viene avviato sotto la presidenza svedese, che non ha mai nascosto il proprio scetticismo sul testo della direttiva. Proseguirà, dal 1° luglio, sotto la presidenza spagnola, che ha visto recentemente le brusche dimissioni del premier Sanchez. Il tutto con alle viste, fra un anno, un turno elettorale che porterà – a detta di tutti – a un notevole cambiamento di equilibri nel Parlamento europeo.
È necessario cogliere queste opportunità e ripensare totalmente la questione.


*Presidente di Confedilizia
 

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