Lavoro, zero GOL : il piano per l'occupazione va in fuorigioco, solo il 44% ha iniziatro un percorso formativo

Sono più di un milione e 330mila i beneficiari inseriti nel programma

Mercoledì 1 Novembre 2023 di Marco Barbieri
Lavoro, zero GOL : il piano per l'occupazione va in fuorigioco, solo il 44% ha iniziatro un percorso formativo

I giocatori scesi in campo sono 1,3 milioni. Si gioca da due anni, ma di gol nessuna traccia. In verità parliamo di Gol, nel senso del Programma Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori.

E in questo caso il gol sarebbe l’occupazione. Secondo i dati comunicati da Anpal, alla fine di giugno erano 1.338.045 le persone entrate nel sistema delle politiche attive del lavoro secondo le nuove regole del Programma GOL. Si tratta di individui (titolari di Naspi o di Reddito di cittadinanza) che hanno presentato una dichiarazione di immediata disponibilità (DID) al lavoro e alle misure di politica attiva. Ma di accesso al lavoro non se ne parla. In verità solo il 44% ha iniziato un percorso di formazione, sulla cui congruità molti eccepiscono. Di certo non mancano le risorse: il Programma è finanziato con 4,4 miliardi dal Pnrr. La prima tranche di 880 milioni, relativa al 2022 è stata già stanziata, in maniera differenziata da regione a regione: 124 milioni sono stati destinati alla Campania, 99 milioni alla Lombardia, 98 alla Sicilia. «Il tema, più che la suddivisione, è nell’effettiva capacità di spesa delle singole Regioni e nella collaborazione agita tra Regioni e agenzie per il lavoro. Per fare un esempio, a oggi le attività in Puglia, Campania e Sicilia sono fortemente indietro rispetto alla Lombardia o Piemonte», parola di Alessandro Borgialli, Adecco Inclusion Director.

PRESA IN CARICO

La presa in carico da parte dei Centri per l’Impiego (CPI) era lo step iniziale per l’erogazione delle prime risorse.

Un obiettivo meramente amministrativo. Per il 2023 il prossimo obiettivo è l’avviamento alla formazione. Ancora una volta non si parla di effettiva occupazione. Ma c’è un pericolo dietro l’angolo, come rilevano molti dei soggetti privati – per lo più le agenzie per il lavoro – accreditati nel percorso: «In diversi contesti territoriali il percorso formativo stabilito dai CPI è definito sulla base di un “catalogo” approvato ex ante, non agilmente modificabile e quindi difficilmente rispondente alle esigenze di un mercato del lavoro in continua evoluzione». Insomma, finché operano i CPI si rischia di fare una formazione che serve solo ai formatori. Per raggiungere l’aumento del tasso di occupazione sarebbe opportuno prevedere cataloghi formativi “open”, con corsi pianificabili agevolmente in relazione alla richiesta di competenze rilevata in via continuativa dal mercato. Sarebbe anche opportuno l’utilizzo delle sedi aziendali per la formazione.

RATING OCCUPAZIONALE

 Ma sarebbe anche utile introdurre per gli Enti di formazione e per gli Operatori dei Servizi al lavoro, lo strumento di gestione qualitativa del Rating occupazionale. Così non accade. Solo in Lombardia sono 800 i soggetti accreditati per fornire i percorsi di formazione. Sono i CPI a decidere a chi affidare l’incarico. Con quali criteri? Con quali garanzie per i beneficiari? Molte delle agenzie per il lavoro – come sostiene il direttore generale di E-work, Paolo Ferrarese – accettano di essere nel programma GOL sapendo che non è profittevole: il compenso non è aggiornato da più di dieci anni. E non c’è alcuna valorizzazione degli obiettivi raggiunti. L’unico obiettivo dovrebbe essere il “placement”. Ma dal GOL non ne arriva uno, a fronte dei 990mila posti di lavoro raggiunti in un anno dall’attività ordinaria di placement svolta dalla cinquantina di agenzie associate in Assolavoro.

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Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 08:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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