San Siro era prenotato fino a mezzanotte e mezza solo per il Boss ieri sera, e il protagonista non ha tradito le attese con una delle sue epica cavalcate live da poco meno di 4 ore che entra nella storia con una scaletta da 35 tracce.
Bruce Springsteen a San Siro è un evento epocale che richiama tutti, dal fan comune a Zucchero e Ligabue, anche loro presenti questa sera al Meazza. Ma Milano è sempre una tappa centrale che non a caso ha visto arrivare anche migliaia di spettatori dall'estero: «Quando Bruce viene a San Siro noi andiamo a sentire lui almeno quanto lui viene a vedere noi», racconta Irene, residente a Londra che dopo aver assistito alla data di Wembley del 3 giugno è arrivata a Milano per il suo 16esimo concerto del Boss. E il feeling tra l'arena e la stella americana è frutto di un'empatia sottile, notoriamente legata alle origini italiane del cantante: così, se nel 2013 Springsteen era stato salutato da un'enorme dedica «Our Love Is Real», questa sera la coreografia, tanto imponente da aver richiesto un crowdfunding da 8mila euro, realizza in tutto lo stadio la frase «Dreams Are Alive Tonite».
Lo stadio si fa vedere anche sulle note di "The River", illuminandosi con i flash dei telefonini: ma il vero spettacolo è la sequenza di canzoni, successi irrinunciabili come "Born In The U.S.A.", "Born To Run" per le quali i riflettori illuminano lo stadio a giorno, brani che toccano nel profondo come "Drive All Night", e scariche elettriche come la finale "Shout" portata avanti fino allo stremo delle forze prima dei saluti. «Questo è un posto molto speciale per noi, con il migliore pubblico», dice il Boss prima di chiudere con una versione acustica di "Thunder Road". Uno spettacolo che non si replicherà , ma piuttosto verrà reinventato da capo il 5, di nuovo a San Siro, e il 16 luglio al Circo Massimo nell'ambito di "Rock in Roma".