La parabola di Giovanni Bellini, fuoriclasse della luce e del colore

Mercoledì 7 Aprile 2021 di Francesca Catalano
La parabola di Giovanni Bellini, fuoriclasse della luce e del colore

Giovanni Bellini (1438/40-1516) fu il maestro del colore che iniziò ad usare la pittura ad olio per conferire morbidezza alle figure, riuscendo a rendere Cristo e la Madonna con pallide membra.

Proprio della sua maestria nell'uso del colore parla il libro, da pochi giorni uscito nelle librerie, Giovanni Bellini L'eccellenza del colore del professor Peter Humfrey, autore autorevole di numerose pubblicazioni sull'arte italiana del Rinascimento. Il volume, che celebra il genio artistico dell'artista veneziano, arricchito da un completo apparato iconografico con 195 illustrazioni a colori, ne ripercorre la vita, l'arte e lo stile. Si tratta di una monografia che analizza interamente il suo percorso artistico, tra certezze e dubbi che ancora perdurano intorno alla sua data di nascita e alle sue opere. In quasi sessant'anni di attività Bellini è ricordato in particolare per il potere espressivo della luce e del colore e per la poesia nella resa del paesaggio, che divennero caratteristiche fondamentali dell'intera produzione artistica veneziana. Fece infatti da ponte tra lo stile tardogotico prevalente negli anni della sua giovinezza e la maniera moderna di Giorgione e Tiziano, riscuotendo un successo tale da influenzare enormemente lo sviluppo della scuola pittorica veneta per i tre secoli a seguire.


Molte sono le opere realizzate probabilmente accompagnate da un corpus grafico su carta che però è andato quasi del tutto perso. Famose sono le sue Pietà, in particolare quelle conservate alla Pinacoteca di Brera a Milano e alle Gallerie dell'Accademia di Venezia, le molte repliche di Madonna con Bambino a mezzo busto e le opere realizzate per le chiese e Scuole Grandi veneziane nonché per la Serenissima a Palazzo Ducale.


MODELLO MANTEGNA
Dalla metà del Quattrocento fino alla morte lo stile di Bellini fu in costante evoluzione. Quando cercò la propria strada distanziandosi dal padre Jacopo, anche lui pittore, prese come modello il cognato Andrea Mantegna, pittore più grande di lui di alcuni anni a cui guardò a lungo. Negli anni 60 inoltre fu influenzato dalla pittura fiamminga e si confermò nella sfera pubblica come pittore di pale d'altare e in quella privata come autore di immagini per la devozione domestica, in particolare di soggetti riferiti alla Passione di Cristo che sorprendono per la profonda spiritualità. Il suo stile fu accompagnato da una sperimentazione tecnica che vide un graduale abbandono del tradizionale utilizzo della tempera all'uovo su tavola in favore dell'olio su tela, tecnica fattasi sempre più sicura probabilmente con l'arrivo a Venezia di Antonello da Messina negli anni 1474-1476. Curioso è infatti l'aneddoto del Ridolfi in cui Bellini, travestito da nobile, con la scusa di farsi ritrarre si recò nello studio di Antonello da Messina per osservare il secreto del colorire a olio.

Ultimo aggiornamento: 17:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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