Dalia Gaber ricorda suo padre: «Mi manca la sua allegria. La malattia? Lucido fino alla fine»

«Nell’87, aveva 48 anni e io 21, stavo studiando alla scrivania, lui arriva e mi fa: “Ho fatto un esame medico e non è andato bene”. Il tumore si è ripresentato nel ‘93»

Domenica 22 Ottobre 2023
Dalia Gaber ricorda suo padre: «Mi manca la sua allegria. La malattia? Lucido fino alla fine»

Giorgio Gaber? «Per me era un uomo simpaticissimo, la persona più piacevole con cui passare una serata.

Il film "Io, noi e Gaber" è un magnifico racconto affettuoso». A parlare al Corriere della Sera è sua figlia Dalia. Ogni suo spettacolo aveva tre tempi. «Raggiungeva la felicità alla fine dello spettacolo, una gioia fisica. In camerino cominciava il terzo tempo con la gente che andava a trovarlo. Più che i complimenti ascoltava le critiche, le domande...». 

«Era una macchina, con una memoria di ferro. Diceva: “Dopo che ho raggiunto la memoria perfetta del testo, comincio a divertirmi”, a quel punto gli capitava di pensare ad altro mentre recitava o cantava». Un papà che per Dalia è sempre stato molto presente, «addirittura mammoso». Lui e Ombretta Colli erano «uniti quasi in forma patologica, con una complicità che superava ogni elemento esterno, comprese me e mia nonna. Comunque, quel che diceva mia madre era legge per lui, quel che diceva mio padre si poteva mettere in discussione. Poi a sorpresa lei lo sosteneva quasi sempre: persino quando nel 1970 decise di mollare la tv... Lasciare la Rai per il teatro fu una brutta botta economica». 

La malattia

Poi la malattia: «Nell’87, aveva 48 anni e io 21, stavo studiando alla scrivania, lui arriva e mi fa: “Cazzo, ho fatto un esame medico e non è andato bene”. Il tumore si è ripresentato nel ‘93». Anche negli ultimi mesi «era di una lucidità totale, drammaticamente consapevole, non cupo. Ho passato un sacco di tempo a chiacchierare con lui, serate paradossalmente ridanciane. Non era un tipo coraggioso ma diceva: “Beh, a un certo punto mi addormenterò”». Ma «ha fumato Marlboro rosse per tutta la vita, 40, 50 al giorno. Diceva: “Più di così non posso”. Verso la fine non aveva voglia, e ci siamo preoccupati».

L'entrata in politica di Ombretta Colli? «All’inizio era molto perplesso su Berlusconi, ma quando capì che la mamma era convinta, le disse: “Vai, penso che la politica abbia bisogno di persone perbene”. Si infuriò perché la sinistra lo aveva messo in croce, qualcuno sosteneva persino che doveva divorziare...». «Diceva sempre - confessa ancora Dalia al Corsera - “Non sarò mai di destra, ma nessuno mi fa incazzare come la sinistra”. E poi: “ Io sono di sinistra, non della sinistra”».

«Il momento più duro fu nella stagione ’77-’78: anche mio padre fu contestato, gli tiravano addosso di tutto. Anche Milani e Bisio ricordano di averlo fischiato».

L'ultimo ricordo di Dalia è dedicato alle serata in casa trascorse con suo padre, i tanti amici sempre presenti. «Papà era campione mondiale del biliardino, faceva morir dal ridere, intimoriva l’avversario,rullava, faceva gol di gancio, micidiale. Quel che mi manca è la sua allegria».

Ultimo aggiornamento: 14:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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