Claudio Bisio è tra i protagonisti di "Vivere non è un gioco da ragazzi", la fiction che arriva su Rai1 da lunedì 15 maggio. Il tema è attuale: la droga alla portata di tutti. «Ai miei tempi la scelta era tra cose più leggere come gli spinelli o cose drammatiche come l'eroina.
Le droghe
Bisio è a favore della liberalizzazione delle droghe leggere: «Come per il proibizionismo nell'America degli anni 20: è un fatto economico, alimenta il mercato clandestino di camorra e mafia. Poi certo che fa male, ma vale anche per l'alcol o per le sigarette, eppure c'è il monopolio di Stato: sull'etichetta ti scrivono che il fumo uccide ma poi te lo vendono lo stesso».
I figli
«I miei figli per fortuna hanno avuto amicizie sane. All'epoca mi spaventavo di più per il motorino, quando non li vedi tornare alle due di notte e provi quell'angoscia che toglie il fiato. Ora uno sta a Londra, l'altra a Berlino». Il lavoro per i ragazzi il problema numero uno. «Io non ho mai avuto il dubbio di non trovare lavoro, dovevo solo capire cosa avrei fatto. Ho studiato Agraria e poi sono diventato attore, le idee confuse le avevo anche io. La differenza sono le opportunità. A 23 anni mi proposero di andare a Parigi a gestire un ufficio del Cts per cui lavoravo d'estate, ma facevo già la scuola del Piccolo e dovevo scegliere. Non ci ho dormito una settimana. E' stata una grande sliding door, ma era un bivio con due possibilità, adesso più che bivi mi sembrano vicoli ciechi».