Come definire altrimenti lo sfruttamento sempre più selvaggio degli immigrati provenienti in particolare dall'Africa e dal Medio Oriente, in fuga da guerre, persecuzioni, o soltanto dalla fame? Sono tanti, sempre più numerosi. E sempre più spesso finiscono nell'orbita di organizzazioni criminali o di imprenditori senza scrupoli che grazie, al loro lavoro sottopagato, si assicurano margini di profitto sempre più alti, per attività lecite e illecite. Dalle campagne allo spaccio di droga. Al Sud, ancora più che al Nord.
Ultimo aggiornamento: 17:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA Ma il mercato del lavoro sta diventando sempre meno garantito non solo per gli immigrati. Il lavoro vale sempre meno, è pagato sempre meno, è sempre più sfruttato, è sempre più flessibile. E flessibilità significa basse retribuzioni, incertezza, e ancor peggio l'obbligo di accettare qualsiasi cosa pur di mantenere un impiego; l'obbligo di porsi in maniera servile, di rassegnarsi alla cancellazione di ogni margine di pensiero autonomo, alla perdita di qualità e creativita. Le stesse professioni intellettuali stanno cambiando radicalmente, perdendo autonomia e valore. Al Sud, ancora più che al Nord.
È una prospettiva preoccupante, sulla quale è necessario confrontarsi, alla ricerca di possibili strade alternative. Di soluzioni. Ogni volta che si cancella un diritto, si fa un passo indietro. Sorprende che, di fronte all'arretramento dei diritti siano proprio i più deboli e sfruttati a subire in silenzio, come se nell'intimo vivessero ciò che accade come una rivalsa nei confronti dei più garantiti. Senza comprendere che a perderci di più, ancora una volta, saranno loro. Senza rendersi conto che saranno - saremo - calpestati, umiliati e sfruttati sempre di più.