Caduta sulla pista da ballo per colpa del pavimento scivoloso, la discoteca Casa di Caccia condannata in Appello a risarcire la donna per oltre 40mila euro

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L'iter giudiziario e la mancata "tutela della sicurezza" nel locale

La legge impone al titolare di un pubblico esercizio di tutelare la salute e la sicurezza dei clienti, pertanto, il legale ha proceduto a una citazione in causa avanti il tribunale civile di Treviso seguita dall’avvocato Andrea Piccoli. E nel luglio 2020 il giudice, Daniela Ronzani, ha emesso la sentenza dando ragione alla donna e rigettando le ricostruzioni “alternative” e non supportate da prove della controparte. Stando a queste ricostruzioni, come riferito dai legali della donna, lei sarebbe caduta da una cassa acustica poggiata al pavimento su cui era salita per ballare. A supporto però della versione della signora che sottolineava come fosse caduta a causa del pavimento scivoloso, c'erano numerosi testimoni, tutti concordi nel dichiarare che era scivolata in pista a causa della macchia di drink, “senza che fosse stata apposta alcuna indicazione a segnalare la situazione di pericolo” sottolineava la sentenza. Il giudice aveva altresì ritenuto tardiva e infondata l’eccezione sul tipo di calzatura indossata, dei sandali con zeppa, inadatta secondo i gestori: infatti, aveva evidenziato la dottoressa Ronzani, “la danneggiata stava praticando un ballo ludico che non imponeva di portare alcuna specifica scarpa, né è stato provato che tale calzatura, tipicamente estiva e generalmente utilizzata, abbia favorito la caduta che, tenuto conto della dinamica del sinistro, si sarebbe ragionevolmente verificata con ogni tipo di scarpa, e quella indossata non può certo definirsi anomala”. Confermata la dinamica dei fatti come esposta dalla donna, rientrando il caso nella previsione dell’art. 2051 del codice civile, e avendo dimostrato la danneggiata “il nesso di causalità tra la cosa in custodia ed il danno”, l’unico modo per discolparsi per Casa di Caccia era provare il caso fortuito. «Ma – osservava il giudice - la società non ne ha fornito alcuna prova. Nessun addebito di negligenza o condotta incauta e disattenta può essere imputata all’avventrice, ed è irrilevante che essa avesse già frequentato i luoghi di causa attesa l’occasionalità dell’evento, né si può addebitare alla cliente di non aver osservato la superficie del pavimento, essendo notorio che chi è impegnato in un ballo non rivolga lo sguardo a terra, facendo correttamente affidamento sulla regolarità e pulizia del pavimento. Lo sversamento di possibili liquidi/drink in un tale contesto durante una serata di festa non integra neppure un fortuito incidentale per ciò stesso imprevedibile, né è stato provato che il liquido sia stato sversato pochi istanti prima del passaggio della danneggiata, escludendo così la possibilità di qualsiasi tempestivo controllo preventivo del gestore del locale, anche perché nessuna prova è stata fornita nemmeno sul fatto che fosse stato disposto un servizio di controllo e pulizia delle piste da ballo onde evitare incidenti come questo».

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