Caduta sulla pista da ballo per colpa del pavimento scivoloso, la discoteca Casa di Caccia condannata in Appello a risarcire la donna per oltre 40mila euro

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L'appello e la ricostruzione "alternativa" senza prove

Nonostante la condanna su tutta la linea, però, Gicar, attraverso il proprio legale, ha pure appellato il verdetto di primo grado, costringendo la danneggiata ad un ulteriore grado di giudizio ma nei giorni scorsi la Corte d’Appello di Venezia ha depositato anche la sentenza d’appello, confermando integralmente quella di prime cure. La quarta sezione civile, presieduta dal giudice dottore Marco Campagnolo, ha infatti rigettato come infondati entrambi i motivi di appello proposti dalla società, sia quello con cui Gicar tornava a sostenere la sua “ricostruzione alternativa” del fatto, “che non trova alcun conforto probatorio” spiega la Corte, confermando il pieno credito alla versione fornita dalla sessantaseienne, “confermata univocamente dai testi oculari introdotti dalla parte lesa senza contraddizioni, perplessità o incertezze”, sia quello con cui si contestava la quantificazione del risarcimento, per pervenire alla quale, asserisce la Corte d’appello lagunare, “il giudice di primo grado si è scrupolosamente attenuto, con riferimento al danno biologico, temporaneo e permanente, alle conclusioni della espletata consulenza tecnica, rispetto alla quale peraltro i consulenti di parte non hanno sollevato alcuna osservazione critica”. Confermata quindi anche la somma stabilita del giudice di primo grado, ma la società che gestiva Casa di Caccia dovrà sborsare diversi altre somme tra interessi, essendo trascorsi altri tre anni, e spese legali essendo stata condannata anche a rifondere alla controparte tutte le spese di lite del secondo grado, per una cifra complessiva che sfiora i 60mila euro.

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