ROMA - La comunicazione sulla flessibilità del Patto di stabilità non è solo un insieme di regole, pensate per "alleggerire" i vecchi vincoli. Lascia anche alla Commissione Ue...
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Sono tre le clausole di flessibilità che un Paese può chiedere, per ottenere sconti sul percorso di aggiustamento dei bilanci: la prima tiene conto del ciclo economico, la seconda delle riforme strutturali programmate, la terza degli investimenti. L'Italia ha già beneficiato delle prime due. È stata infatti riconosciuta flessibilità per il 2015 e 2016, e concesso un aggiustamento ridotto verso l'obiettivo di medio termine, cioè il pareggio strutturale di bilancio. Come si legge nelle raccomandazioni economiche, lo «scostamento» per Bruxelles è giustificato dalle cattive condizioni dell'economia (output gap sotto il -4%), ed è concesso per l'attuazione di importanti riforme strutturali. Ma per compensare il ridotto sforzo strutturale, importante ai fini della riduzione del debito a causa del quale l'Italia è sotto stretto monitoraggio, la Commissione chiede l'attuazione rapida delle privatizzazioni e chiede anche di «ricorrere alle entrate straordinarie» per abbattere il debito. Ma entra in gioco anche la discrezionalità europea: se la Commissione è convinta dalle misure del Governo, potrebbe concedere nuovi margini nonostante l'ammontare del debito pubblico. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino