Sanità, 2.520 oss in attesa di essere stabilizzati. I sindacati: «Vanno assunti o scadono»

In lista ci sono ancora 2.520 idonei, cioè il 60% dei vincitori proclamati due anni fa

Sanità
Fra meno di tre mesi scadranno le graduatorie del concorso per l’assunzione degli operatori sociosanitari nelle aziende pubbliche del Veneto. In lista ci sono ancora 2.520...

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Fra meno di tre mesi scadranno le graduatorie del concorso per l’assunzione degli operatori sociosanitari nelle aziende pubbliche del Veneto. In lista ci sono ancora 2.520 idonei, cioè il 60% dei vincitori proclamati due anni fa, che però non sono mai stati ingaggiati: aspiranti lavoratori che questa mattina manifesteranno a Venezia, per chiedere alla Regione un’accelerazione delle procedure. «È necessario prorogare gli elenchi esistenti, oppure anticipare la sostituzione dei dipendenti destinati alla pensione, altrimenti bisognerà rifare la selezione daccapo: un’assurdità, vista la carenza di personale negli ospedali», dice Sonia Todesco della Fp Cgil, il sindacato che al termine del presidio incontrerà l’assessore Manuela Lanzarin.

I contratti e la corsa contro il tempo

All’epoca la procedura era stata bandita per 253 posti, ma considerate le crescenti esigenze delle aziende sanitarie e ospedaliere, nel corso del tempo sono stati formalizzati molti più contratti, grazie allo scorrimento delle graduatorie: liste approvate il 21 luglio 2022, con una durata biennale, per cui la corsa contro il tempo scadrà il prossimo 20 luglio. Secondo i numeri raccolti dalla Fp Cgil, finora sono stati assunti complessivamente 1.677 oss dei 4.197 idonei, pari al 40%. A livello territoriale la situazione è diversificata: l’Ulss 1 Belluno Dolomiti e l’Azienda ospedaliera di Verona hanno ingaggiato oltre il 90% dei propri vincitori, mentre è rimasta sotto il 30% la quota di utilizzo da parte delle Ulss 2 Marca Trevigiana, Ulss 5 Polesana, Ulss 6 Euganea, Ulss 7 Pedemontana e Ulss 9 Scaligera. «Una situazione che merita uno scatto deciso da parte delle aziende – dice Todesco – e per questo, con una nota inviata venerdì scorso, abbiamo invitato la Regione Veneto a procedere speditamente, senza rallentamenti causati dal percorso di autorizzazione della Crite (Commissione regionale per l’investimento in tecnologia ed edilizia, ndr), alle assunzioni degli oss presenti nelle graduatorie».

Il nodo

Secondo l’organizzazione sindacale, il nodo è più “politico” che finanziario: «Da quanto ci risulta, i fondi ci sono, almeno per coprire buona parte delle disponibilità. Il problema è che la maggior parte degli idonei attualmente lavora nelle case di riposo e la Regione non se la sente di mettere in difficoltà quelle strutture, assumendo gli oss attratti dallo stipendio pubblico, che è superiore anche di 300-400 euro al mese rispetto a quello delle realtà private. Ma le Rsa devono trovare i propri strumenti organizzativi, senza penalizzare gli enti del Servizio sanitario regionale». Due le opzioni che saranno proposte a Palazzo Balbi: prorogare di un anno le graduatorie esistenti, come ha fatto a gennaio la Toscana (ma occorre approvare una legge regionale e i tempi stringono); oppure anticipare la gestione del turnover previsto nel 2024, contrattualizzando già i sostituti degli addetti che andranno in pensione tra agosto e dicembre.

L'età

A questo proposito, infatti, va detto che anche gli oss invecchiano. Stando agli ultimi dati del conto annuale dello Stato, relativi al 2021, sono 9.726 gli operatori sociosanitari a tempo indeterminato in forza nella sanità pubblica del Veneto: oltre 8.000 sono donne, l’età media è di 50 anni e il 37% supera i 55. «Anche a fronte di questi numeri e delle mansioni fisicamente impegnative a cui sono sottoposti questi lavoratori, molti dei quali con limitazioni, è necessario un intervento urgente per quanto riguarda le assunzioni», ribadisce Todesco. La questione è al centro pure di un’interrogazione presentata dalla consigliera regionale Anna Maria Bigon (Pd), la quale fa presente che ulteriore personale servirà anche in funzione della «prossima istituzione delle Case della Comunità e degli Ospedali di Comunità, prevista per il 2026». 

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Il Gazzettino