ROMA - La comunicazione sulla flessibilità del Patto di stabilità non

Lunedì 26 Settembre 2016
ROMA - La comunicazione sulla flessibilità del Patto di stabilità non è solo un insieme di regole, pensate per "alleggerire" i vecchi vincoli. Lascia anche alla Commissione Ue un ampio spazio di interpretazione, che consente di concedere agli Stati più o meno margine di manovra sui conti pubblici, a seconda che essi abbiano o no seguito le indicazioni che annualmente Bruxelles impartisce su riforme e risanamento dei conti. Ma sull'aggiornamento delle regole si continua a discutere soprattutto per la richiesta, Italia in testa, che la flessibilità non valga per un solo anno quando concessa ma per tutto il dispiegarsi delle riforme messe in campo da un paese. In questo senso il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda parla di flessibilità «meritata» a fronte delle riforme "in corso". Ma anche nell'ultimo confronto all'Eurogruppo e all'Ecofin di Bratislava le posizioni tra i partner non appaiono affatto coincidenti con la Germania poco incline a prendere in considerazione ulteriori allentamenti.
Sono tre le clausole di flessibilità che un Paese può chiedere, per ottenere sconti sul percorso di aggiustamento dei bilanci: la prima tiene conto del ciclo economico, la seconda delle riforme strutturali programmate, la terza degli investimenti. L'Italia ha già beneficiato delle prime due. È stata infatti riconosciuta flessibilità per il 2015 e 2016, e concesso un aggiustamento ridotto verso l'obiettivo di medio termine, cioè il pareggio strutturale di bilancio. Come si legge nelle raccomandazioni economiche, lo «scostamento» per Bruxelles è giustificato dalle cattive condizioni dell'economia (output gap sotto il -4%), ed è concesso per l'attuazione di importanti riforme strutturali. Ma per compensare il ridotto sforzo strutturale, importante ai fini della riduzione del debito a causa del quale l'Italia è sotto stretto monitoraggio, la Commissione chiede l'attuazione rapida delle privatizzazioni e chiede anche di «ricorrere alle entrate straordinarie» per abbattere il debito. Ma entra in gioco anche la discrezionalità europea: se la Commissione è convinta dalle misure del Governo, potrebbe concedere nuovi margini nonostante l'ammontare del debito pubblico.

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