Passaggio in aula mossa per evitare il big bang L'ira di Grillo: «Questo è l'ultimo tradimento»

Passaggio in aula mossa per evitare il big bang L'ira di Grillo: «Questo è l'ultimo tradimento»
IL RETROSCENAROMA Tenere in vita il governo, senza far implodere il M5S. Luigi Di Maio per tutto il pomeriggio gioca di sponda con Giuseppe Conte. Poliziotto buono e poliziotto...

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IL RETROSCENA
ROMA Tenere in vita il governo, senza far implodere il M5S. Luigi Di Maio per tutto il pomeriggio gioca di sponda con Giuseppe Conte. Poliziotto buono e poliziotto cattivo. I rispettivi staff ed esperti della comunicazione rimangono in collegamento per ore. Smussano angoli e concetti.

Il premier dunque apre alla Tav e il leader si schiera sul fronte opposto, dimostrando di «essere coerente». Un messaggio rivolto ai gruppi parlamentari per compattarli sul voto contrario quando «fra due settimane, massimo tre» le aule saranno chiamate a esprimersi sulla proposta di risoluzione del trattato internazionale. La mossa di Di Maio, che in 24 ore fa atto di abiura sui dogmi sacri del secondo mandato e dell'Alta Velocità, è comunque complicata. Se Roberto Fico, presidente della Camera, si limita a far trapelare l'assoluta contrarietà all'opera già espressa tante volte in passato, Beppe Grillo non trattiene la rabbia: «Dopo Tap, trivelle, Ilva - è lo sfogo del fondatore del Movimento con alcune persone fidate e riportato all'Adnkronos - tradire la Tav è l'ultimo tassello...». Una versione che viene smentita però dagli uomini del vicepremier: nessuna ira, Luigi e Beppe si sono sentiti.
L'operazione politica del capo dei 5 stelle è quella di provare a far passare Matteo Salvini come l'amico della vecchia partitocrazia che spinge per l'Alta Velocità: «Tra non molto potremo vedere con i nostri occhi chi decide di andare a braccetto con Renzi, Monti, Calenda, la Fornero e Berlusconi. Il Parlamento restituirà a tutti la verità dei fatti». Ma in cuor suo proprio il vicepremier pentastellato sa che il sì all'infrastruttura è una posizione maggioritaria nel Paese. Per tutta la serata si materializzano nella sua testa i fantasmi dei nemici interni. Fico tace, di fatto. Idem Davide Casaleggio. Così come Alessandro Di Battista («Speriamo che Dibba esca sui social per dire sto con Luigi», auspicano dal cerchio ristretto del capo politico).
IL FRONTE

Ci sono mille focolai pronti ad accendersi. Danilo Toninelli, per esempio, rischia. La base non lo vuole più. Di Maio nel suo discorso non lo cita. La morsa di Salvini continua. Il ministro delle Infrastrutture per coerenza dovrebbe lasciare, ma il suo passo indietro, fatto circolare dall'ala sviluppista dei grillini, viene subito fermato dal capo politico. In questa fase - è il suo ragionamento - dobbiamo evitare strappi, anzi ulteriori strappi. C'è poi il caso Torino. Lunedì è stato convocato un consiglio comunale che potrebbe essere cruciale per le sorti di Chiara Appendino. La sindaca è reduce da un'altra crisi per l'addio al Salone dell'auto che ha portato alla cacciata del vicesindaco. Il sì del governo alla Tav potrebbe essere il colpo di grazia per una maggioranza già in guerra con la prima cittadina. Anche questo è un riflesso di una decisione che appare comunque destinata a lasciare più di uno strascico. La base schiuma rabbia. C'è chi invoca - come Andrea Severini, marito di Virginia Raggi e grillino doc - la crisi del governo. Gli attacchi più duri sono quelli sul blog delle Stelle, il portale che ha raccolto l'eredità del primo blog di Grillo: è qui che gli attivisti si scagliano duramente contro la decisione del premier Giuseppe Conte di andare avanti con la Tav, con accuse rivolte soprattutto al Movimento, accusato di aver tradito le istanze grilline. I vaffà piovono, in ricordo del Movimento della prima ora. «Non rimane che sperare in un m5s originale magari a guida Dibattista». «Siete ridicoli... traditori», fra gli altri, chiosa Randa. E la traversata nel deserto è appena iniziata.
Simone Canettieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino