Il sovraffollamento è un lontano ricordo: oggi 380 ospiti

Il sovraffollamento è un lontano ricordo: oggi 380 ospiti
IL CENTRO ACCOGLIENZATREVISO Le cose rispetto al passato sono cambiate. E di molto. Il sovraffollamento cronico della caserma Serena, che un anno e mezzo fa, come l' argine di un...

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IL CENTRO ACCOGLIENZA
TREVISO Le cose rispetto al passato sono cambiate. E di molto. Il sovraffollamento cronico della caserma Serena, che un anno e mezzo fa, come l' argine di un torrente in piena, frenò l'onda d'urto dei continui sbarchi arrivando ad ospitare oltre 700 migranti (su un totale in provincia di quasi 3mila unità), evitando di fatto che centinaia di persone finissero per strada, oggi è solo un vago ricordo. Il Cas di Dosson ospita circa 380 richiedenti asilo (su un totale di 1.800 nella Marca) a fronte di una capienza limite di 437.

La cronaca dei giorni in cui la struttura venne aperta d'urgenza dalla Prefettura appartiene alle pagine più buie dell'accoglienza trevigiana: profughi lasciati a dormire per giorni interi alla stazione dei treni di Treviso, dimenticati sulle corriere o caricati in autobus e portati in centro (da Villorba e Montebelluna al grido di: «Noi non li vogliamo»), fino al campeggio infestato di zanzare alla Porta del Leon e la rivolta di Quinto di Treviso, quando la Prefettura fu costretta a far sgomberare le palazzine dell'ex Guaraldo dov'erano stati collocati un centinaio di migranti. Vennero bruciati mobili e televisori e si rischiò lo scontro civile.
Il peso dell'accoglienza fu distribuito quanto possibile tra associazioni di volontariato, Caritas e soggetti privati. La Prefettura chiese a tutti sindaci e a tutti i territori di fare la propria parte ma il fronte del no, guidato dalla Lega Nord, fu forte e compatto, prova ne furono le molteplici manifestazioni di protesta, tra fiaccolate e cortei, che si susseguirono contro l'apertura dei nuovi centri accoglienza. Alcune ottenerono gli effetti desiderati. Altre no.
Oggi a Treviso non si può più parlare di emergenza accoglienza. Anzi. Rimane però il fatto che molti richiedenti asilo sono ancora in attesa di una risposta definitiva sul proprio status (in genere ci vogliono circa 18 mesi) . E che quelli che ottengono la protezione internazionale escono si dal sistema accoglienza, ma faticano a trovare un lavoro, una casa e a integrarsi. Alla Serena (in cui lavorano 80 persone e la cui gestione ha ricevuto pure il plauso della Corte di Conti) quasi il 40% degli ospiti non è ancora stato ricevuto per la prima volta dalla Commissione territoriale, l'altro 40% è in attesa dell'esito del ricorso, e solo il 20% ha ottenuto lo status. È stata definita più volte come une «polveriera», è stata sfiorata, come altre strutture, da indagini riguardanti lo spaccio di droghe cui erano dediti alcuni ospiti, ma sono stati attivati molti progetti d'integrazione che hanno ricevuto il plauso della stessa comunità di Dosson. Non a caso la gestione del Cas (dal 2015 in mano alla Nova Facilty srl) fa gola a molti. Lo scorso febbraio la Prefettura ha iniziato a esaminare le offerte di ben 7 soggetti, tra cooperative e Ati, arrivati un po' da tutta Italia. Il bando riguarda la gestione della struttura fino a dicembre 2018 con l'estensione, ormai inevitabile, al dicembre 2019. Il primo lotto (la gestione è stata spacchettata in quattro), quello più rilevante, vale circa 9 milione mentre il valore complessivo dell'appalto, che riguarda la gestione di 399 migranti, è di 18 milioni di euro.

Alberto Beltrame
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino