La madre muore per trasfusione infetta: figli risarciti con 800.000 euro

La madre muore per trasfusione infetta: figli risarciti con 800.000 euro
MARCON - Per riuscire ad ottenere il risarcimento stabilito dai giudici, sono stati costretti a trascinare il ministero della Salute di fronte al Tar per un giudizio di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
MARCON - Per riuscire ad ottenere il risarcimento stabilito dai giudici, sono stati costretti a trascinare il ministero della Salute di fronte al Tar per un giudizio di ottemperanza, perché immotivatamente si rifiutava di pagare. E finalmente, dopo lunghi anni di battaglie, hanno ottenuto giustizia per la morte della madre, scomparsa nel 2005, all'età di 77 anni, a causa di un'infezione contratta a seguito di alcune trasfusioni di sangue a cui era stata sottoposta in ospedale, a Mestre, durante due interventi chirurgici.


SANGUE INFETTO Una coppia di fratelli, residenti a Marcon e Spinea, sono stati risarciti con una somma complessiva di circa 800 mila euro, a titolo di ristoro per il danno conseguente alla prematura perdita della madre, ma anche, in qualità di eredi, per la sofferenza patita dalla donna negli anni in cui si manifestarono i sintomi dell'epatite cronica di tipo C, provocata dal sangue infetto con cui le furono fatte le trasfusioni.
La causa contro il ministero della Salute è stata avviata nel 2011 degli avvocati Massimo Dragone e Roberto Loffredo e ci sono voluti otto anni prima di giungere alla conclusione della tormentata vicenda. 
La donna era stata operata a Mestre una prima volta nel 1977 per un fibroma uterino e poi, nel 1999, per una neoplasia del colon: fu qualche mese dopo la seconda operazione che, in occasione di alcuni esami, i sanitari le diagnosticarono una sospetta epatite, poi confermata dai successivi accertamenti. Da quel momento le sue condizioni di salute peggiorarono progressivamente, fino al decesso, avvenuto nel gennaio del 2015, dopo molte sofferenze.
Nel corso della causa, il perito nominato dal Tribunale ha accertato la sussistenza di un nesso di causalità tra la malattia contratta dalla paziente e le precedenti trasfusioni, operate evidentemente con sangue infetto, concludendo per una precisa responsabilità da parte del ministero della Salute, e dunque per un obbligo di risarcimento. 

IL SILENZIO DEL MINISTERO La sentenza di primo grado è stata quindi confermata dalla Corte d'appello civile, nel 2017, seppure con una parziale riduzione dell'iniziale somma stabilita, ma la battaglia dei due figli (condotta anche per conto dei nipoti della vittima) è dovuta proseguire per altri due anni prima di riuscire a costringere il ministero a dare esecuzione alla sentenza. 

Per i figli della donna giustizia finalmente è fatta, a conclusione di un vero e proprio incubo: la malattia costrinse, infatti, la madre a modificare tutte le sue abitudini di vita e ha sconvolto l'esistenza di tutta la famiglia.
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino