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PADOVA - Il commerciante di Sotto il Salone, Simone Michelon di 32 anni, dopo quattro mesi di carcere per atti persecutori ai danni di una commessa del centro storico è finito agli arresti domiciliari. Starà nella casa dei genitori a Limena e dovrà indossare il braccialetto elettronico, così da monitorare ogni suo spostamento. Il giudice Giulia Leso gli ha concesso la misura alternativa a una cella del Due Palazzi, a patto che prosegua nella sua cura farmacologica e con sedute dallo psicologo. Lo stesso giudice, il prossimo 11 luglio, si pronuncerà sul patteggiamento di due anni e sei mesi chiesto dall’avvocato Marco Locas, difensore di Michelon, che ha incassato anche il sì del pubblico ministero Sergio Dini titolare delle indagini.
Lo stalking
La commessa dipendente di una boutique di via Roma, è stata perseguitata dal titolare della profumeria “Edwige” di Sotto il Salone per oltre un anno. Disperata, dal dicembre dell’anno scorso a marzo di quest’anno, ha presentato cinque denunce per atti persecutori. Le prime quattro ai carabinieri e sono del 23 dicembre del 2021, e poi nei giorni tre, quattro e 15 di febbraio del 2022. Quindi l’ultima è di martedì 15 marzo questa volta alla polizia. L’episodio più drammatico si è registrato la sera di San Valentino in via Dante, quando Michelon è stato arrestato. L’ha minacciata di morte urlandole “Hai finito di vivere”. Addosso i carabinieri gli hanno trovato e sequestrato un “kubotan”, di fatto un punteruolo che può essere usato come un’arma bianca. Il Gip ha convalidato l’arresto ed è stato raggiunto dal divieto di avvicinamento alla vittima e ai luoghi da lei frequentati. Poi sabato cinque marzo è tornato a importunare la commessa. Il magistrato aveva chiesto l’arresto del negoziante, ma il Gip Claudio Marassi ha optato per la misura restrittiva del divieto di avvicinamento alla vittima di almeno 100 metri.
«Dovrà sempre guardarsi alle spalle»
Il giudice Leso nella sua decisione di concedere gli arresti domiciliari a Michelon, ha calcolato la sua distanza dalla vittima: la commessa lavora e abita in centro, lui invece è a casa dei genitori a Limena. Inoltre anche il pubblico ministero era d’accordo per una misura restrittiva diversa dal carcere. Una decisione però che preoccupa la ragazza, difesa dall’avvocato Claudia Bagattin. «Pur sapendolo agli arresti domiciliari - ha dichiarato la legale - non si sentirà sicura. Dovrà sempre guardarsi alle spalle».
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