A Pordenone “pionieri” della chirurgia per perdere peso, ma mancano i medici. Meno interventi per trattare l’obesità grave

A Pordenone “pionieri” della chirurgia per perdere peso, ma mancano i medici. Meno interventi per trattare l’obesità grave
PORDENONE - Complice la televisione, di chirurgia bariatrica se ne parla sempre più e così si scopre, tra l’altro, che questo tipo di interventi riservati...

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PORDENONE - Complice la televisione, di chirurgia bariatrica se ne parla sempre più e così si scopre, tra l’altro, che questo tipo di interventi riservati a chi soffre di obesità grave, in Friuli Venezia Giulia sono stati fatti per primi al Santa Maria degli Angeli di Pordenone grazie alla lungimiranza di Giovanni Fanti che, assieme ai “giovani” Alessandro Patanè e Matteo Faion, fa parte dell’equipe medica che si occupa del percorso che alla fine porta il paziente in sala operatoria (a dirigere l’intero staff del Dipartimento di Chirurgia generale è Paolo Ubiali). Il tempo ancora una volta non è stato generoso con la realtà ospedaliera pordenonese e il covid ha fatto il resto, tanto che se all’inizio gli interventi chirurgici erano circa un centinaio l’anno, ora si è scesi a una settantina a causa della ormai strutturale carenza di organico (intesa non solo come medici, ma anche come infermieri) che ha fatto sì che ora, nella migliore delle ipotesi, sia possibile fare fino a sette sedute operatorie dell’intera chirurgia al giorno, contro le 11 di qualche anno fa. Fatta la debita premessa, l’equipe che si occupa di chirurgia bariatrica ogni settimana dà la possibilità a tre persone obese di diventare pazienti e di poter vivere quindi una vita diversa. Migliore.


IL MEDICO

A raccontare questo tipo di interventi, dei quali spesso si parla senza le dovute conoscenze, è il dottor Alessandro Patanè. «Il percorco è ben tracciato: abbiamo a disposizione un ambulatorio che ci consente tre accessi la settimana per stabilire se la persona è candidabile o meno. In caso positivo, si passa agli esami routinari, compresa la vista da uno psicologo, per evidenziare eventuali problematiche che non permettono al paziente di operarsi». Ed è il bmi a segnare il passo: l’obesità deve essere di terzo grado, con bmi maggiore di 40. O di secondo grado se sono presenti cardiopatie, ipertensione e diabete. E bisogna avere tra i 18 e i 65 anni. «Per alcuni pazienti è assolutamente un intervento salva-vita - prosegue Patanè -: la gastretcomia riduce lo stomaco e se si mangia troppo provoca nausea e vomito. Lo stomaco non è più un serbatoio». Per quanto riguarda il bypass gastrico, il Santa Maria degli Angeli è tra i pochi ospedali a utilizzare il robot chirurgico.


L’OBESITÀ

Non sono solo i disturbi alimentari a fare da padre all’obesità. Anche «la pessima igiene alimentare e la sedentarietà» sono tra i colpevoli. «E il paziente deve sapere che non è il chirurgo che lo fa dimagrire, ma lo stesso paziente. Poi c’è una piccola quota di obesi che lo sono a causa della sindrome metabolica, insieme di fattori che provoca disturbi al metabolismo». Un percorso per il quale servono dunque non solo i chirurghi, ma anche psicologi e nutrizionisti. Oltre a tutte quelle figure non prettamente mediche senza le quali il percorso non è possibile. Sì perchè anche in questo caso i pazienti potrebbero essere di più, visto che l’obesità è in aumento. Ma la riduzione di personale a tutti livelli non permette di aprire a più pazienti questa porta.

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Il Gazzettino