La scomparsa di Gianpietro Benedetti, il suo “testamento” agli industriali: «Apritevi al futuro»

Meno di un mese fa l'intervento sulla manifattura del Friuli Venezia Giulia: "Serve una direzione, la tecnologia aiuterà anche l'ambiente"

La scomparsa di Gianpietro Benedetti, il suo “testamento” agli industriali: «Apritevi al futuro»
Visione. Futuro. Tecnologia e ambiente. Con una “carezza” ai giovani e nel cuore quella che è sempre stata la sua casa: la fabbrica, la manifattura. Solo venti...

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Visione. Futuro. Tecnologia e ambiente. Con una “carezza” ai giovani e nel cuore quella che è sempre stata la sua casa: la fabbrica, la manifattura. Solo venti giorni fa Gianpietro Benedetti affidava al suo ruolo di presidente degli Industriali udinesi quello che forse non sapeva sarebbe diventato un testamento da custodire per il domani. Senza distacco istituzionale, più “caldo” del solito, il suo intervento. Si parlava di manifattura, cervello e motore dell’industria friulana, in quello studio. Ma Benedetti riuscì a virare sul futuro dei giovani e del Friuli Venezia Giulia. 


LE PAROLE

«Ancora oggi, nonostante tutto, siamo il secondo Paese manifatturiero in Europa, dopo la Germania. Ma serve una vision – che vuol dire prima di tutto consapevolezza e poi politiche industriali europee, nazionali e regionali da scaricare a terra - per scongiurare il declino e disegnare un rinascimento manifatturiero in grado di sostenere uno sviluppo innovativo». La vision, inglesismo di visione, era il fulcro attorno a cui ruotava il ragionamento del presidente Benedetti. Ai lati, il concetto di modernità. Anzi, contemporaneità: «Non ci stancheremo mai di dire che la precondizione, direi culturale, necessaria è creare un ambiente friendly (amichevole, comodo, ndr) per chi fa impresa. Poi bisogna avere la determinazione per affrontare politiche di medio-lungo termine in settori chiave: famiglia e natalità, immigrazione ragionata, orientamento scolastico e formazione». 


I CONCETTI

Benedetti parlava come se i frutti di quel seme piantato parlando di giovani e sviluppo potesse diventare subito fiore e poi frutto. Come se lui stesso fosse in attesa di vedere il germoglio diventare altro. E la parola “futuro” tornava spesso. Ad esempio quando Benedetti parlava della tecnologia. Quella mano non invisibile che ha aiutato il colosso Danieli a primeggiare nel mondo e che oggi promette di cambiare ancora il lavoro in fabbrica, ma anche la vita fuori dalla linea di montaggio. «Bisogna sostenere in modo strutturale l’innovazione tecnologica - spiegava - con la consapevolezza, suffragata dai fatti, che questa innesca automaticamente anche la sostenibilità ambientale (l’80% delle volte, quando si innovano i processi, fondamentalmente per diminuire i costi di produzione ed essere più competitivi, automaticamente si riducono le emissioni di CO2)». 


LO SPRONE

E poi la politica. Benedetti non era un politico, questo è chiaro a tutti. Ma da presidente degli industriali il confine è spesso labile. Lavoro e politica camminano assieme. E l’ultimo discorso dell’uomo simbolo dell’industria friulana toccava anche l’ambito delle riforme. «Bisogna avere il coraggio di utilizzare il Pnrr (che è l’unico progetto-Paese oggi esistente, l’unica fonte di veri investimenti, che non possiamo permetterci di sprecare) anche come opportunità per fare le riforme (Pubblica amministrazione, Giustizia, Fisco, eccetera) e le semplificazioni normative e burocratiche (necessarie a potenziare equità ed efficienza), che attendiamo da decenni per sanare i gap insostenibili che il sistema Paese ha accumulato rispetto ai competitor internazionali e che frenano la competitività della nostra economia». A chi avrà il fardello e l’onore di raccogliere il testimone, il compito di non dimenticare nemmeno uno di questi passaggi. 

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Il Gazzettino