MARGHERA - Nessun punto fermo nell’assemblea di ieri sera a Malcontenta. Ma un “riaggiorniamoci” che si concretizzerà in un secondo incontro fissato...
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Dobbiamo fissare buone pratiche con tempistiche affidabili che- aveva premesso il presidente Gianfranco Bettin - ci permettano di controllare questo processo”) che ha invitato il direttore generale di Veritas Andrea Razzini, giunto al “Canevon” accompagnato da numerosi tecnici. Tecnici, però, che ieri hanno fornito ben pochi dettagli sul nuovo polo. E’ stato lo stesso Razzini a spiegare, in circa mezz’ora, d’illustrazione il progetto che, come noto, è stato presentato alla commissione regionale di Valutazione dei impatto ambientale. «Non ci interessa bruciare rifiuti da zone diverse da quelle del nostro bacino. Siamo stati costretti a trovare un’alternativa dal momento che – ha spiegato Razzini - la nostra città produce 150mila tonnellate di rifiuti urbani residui (rur) che, dopo una serie di processi di ulteriore smistamento e di stabilizzazione, diventano 60mila tonnellate annue di combustibile solido secondario (css). Enel ritira solo 20 tonnellate di questo css e lo brucia nella centrale a carbone. Quello che non si brucia, va in discarica in Ungheria».
FUSINA
Un intervento, il suo, ribattuto in molti punti da Mattia Donadel, presidente del comitato Opzione Zero della Riviera del Brenta, che ha presentato 56 pagine di osservazioni alla commissione Via rispetto al progetto di Veritas. «Nel progetto presentato in regione, Veritas – attacca, applaudito - chiede di poter lavorare a Fusina 450mila tonnellate di rur, altro che 150mila. Il sospetto che si voglia puntare al business dei rifiuti c’è. Siamo in piena emergenza climatica e continuiamo con le emissioni?»
«Dobbiamo ridurre i massimali e - scandisce Bettin - le emissioni. Ritroviamoci qui tra una settimana e concentriamoci su emissioni e valori limite». Marghera e Malcontenta, insomma, pretendono sicurezze. Perché, per dirla, con Roberto Trevisan, presidente dell’assemblea permanente dei cittadini contro il rischio chimico: «Oggi non c’è stata data alcuna garanzia che la nostra salute non debba rimetterci ancora una volta e che non vi sarà un aggravio per l’impatto ambientale».
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Il Gazzettino