Finte mele biologiche: 2.324 tonnellate a Nordest. Comprate in Romania

Finte mele biologiche: 2.324 tonnellate a Nordest. Comprate in Romania
ROVIGO La mela è il frutto del peccato per antonomasia. In questo caso, il peccato, consisterebbe in una serie di reati che hanno portato a immettere sul mercato mele...

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ROVIGO La mela è il frutto del peccato per antonomasia. In questo caso, il peccato, consisterebbe in una serie di reati che hanno portato a immettere sul mercato mele spacciate come biologiche, ma che tali non erano, essendo invece comuni mele sottoposte ai trattamenti convenzionali. Non solo, però, perché le accuse mosse dalla Procura di Verona ad amministratori, consulenti e dipendenti della Cooperativa ortofrutticola padana e del Consorzio ortofrutticolo padano che hanno sede a San Giovanni Lupatoto, realtà che riuniscono più di un migliaio di aziende oltre che veronesi anche rodigine, padovane e mantovane, comprendono ipotesi di reato che vanno dal falso alla truffa aggravata per il conseguimento di fondi pubblici e anche quella di associazione a delinquere. Le radici dell'inchiesta sono in Romania, dove ha sede un'azienda, la Agroprod, dalla quale risultano essere state acquistate tonnellate e tonnellate di mele.


 

«Il gruppo criminale è la ricostruzione del pm veronese Maria Beatrice Zanotti - ha venduto sul mercato italiano diverse partite di mele spacciate come biologiche per un totale di 2.324 tonnellate apparentemente acquistate dalla romena Agroprod». Il fatto è che, sistematicamente, si legge nel capo d'imputazione, sarebbero state mescolate mele e mele, alterando la loro tracciabilità. Ci sarebbero stati, poi, anche falsi documenti di trasporto e azioni di alterazione dello stato dei terreni dove le autorità romene avevano notificato ispezioni. Un quadro ampio di attività che secondo l'accusa avrebbero permesso al Consorzio, fino al 2015, di guadagnare milioni.

PROCESSO VICINO

Tutto sarà chiarito, evidenziando anche le differenti condotte dei singoli, nel processo che si aprirà il prossimo 20 dicembre e che vede sul banco degli accusati anche una cospicua fetta di polesani. Per dieci persone, infatti lo scorso 29 settembre il giudice per le udienze preliminari Marzio Bruno Guidorizzi ha deciso il rinvio a giudizio: Gabriele Tibaldo, di Bagnolo di Po, direttore della Cooperativa ortofrutticola padana e del Consorzio Ortofrutticolo Padano e amministratore pro tempore della romena Agrorpod, ritenuto di fatto il gestore di tutte e tre le realtà; suo figlio Andrea Tibaldo, responsabile del magazzino di stoccaggio di Badia Polesine; Giuliano Giovannini, di Villadose, residente in Romania, ritenuto l'amministratore di Agroprod fino al 2014; il presidente del Consorzio Fausto Bertaiola; il consigliere Michele De Berti; il responsabile amministrativo Leonardo Sordo; il consigliere della Cooperativa Ortofrutticola Padana Paolo Miotto; i tecnici del Consorzio Devis Liboni e Stefano Mantoan. Op Cop in una nota ha chiarito che «i presunti fatti sono stati imputati a una soltanto delle 1.100 società agricole socie. La società agricola estera rumena, inoltre, ha potuto associarsi solo dopo aver ottemperato e certificato le procedure per produrre biologico. Il trasferimento del prodotto è stato reale e certificato, con tutta la relativa documentazione della tracciabilità. Mai sono stati conferiti e venduti prodotti non coerenti con la loro definizione e certificazione. Nel corso di tutta l'indagine non è mai stato eseguito alcun sequestro di mele o di altri prodotti alimentari che potessero essere sospettati come non conformi alle specifiche comunitarie, né tanto meno di prodotti anche solo potenzialmente dannosi per la salute dei consumatori. A ogni passaggio corrisponde un'analisi chimica sul prodotto che rileva qualsiasi anomalia. Le aziende che hanno acquistato non hanno mai rilevato la presenza di sostanze che potessero creare un danno per la salute dei consumatori o contestato la sussistenza di prodotti chimici superiori a quanto previsto per legge». Francesco Campi
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Il Gazzettino