Antonella, Elisabetta e Elena: tre donne e una cantina. «Il vino è nel nostro Dna»

Antonella, Elisabetta e Elena: tre donne e una cantina. «Il vino è nel nostro Dna»
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SAN BIAGIO DI CALLALTA - Tre sorelle e una cantina. Potrebbe intitolarsi così la storia recente de La Callaltella di Rovarè di San Biagio di Callalta: una piccola cantina a gestione familiare, operativa da 70 anni, oggi guidata dalla terza generazione. Fino a qualche anno fa, i soci erano cinque, tre fratelli e due cugini. Un lutto improvviso nel giro di due settimane, fra il 2008 e il 2009, due soci vennero a mancare scompaginò le carte in tavola. «Di punto in bianco, erano saltati tutti gli equilibri interni, si prospettò la possibilità concreta di vendere l'azienda. Fu allora che decidemmo di acquisirla noi: ci eravamo cresciute dentro, aveva un buon portafoglio clienti, non potevamo accettare che le fatiche di intere generazioni passassero nelle mani di qualche sconosciuto».

Antonella, Elisabetta, Elena Bonetto, assieme al padre Luigino, nel 2013 rilevano la cantina La Callaltella, che prende il nome dalla strada in cui ha sede, nelle verdi campagne di Rovarè. Poco dopo si aggregano nell'avventura imprenditoriale di famiglia i mariti di due delle sorelle, Vanni e Mirco.
 
 «Gli inizi non sono stati per nulla facili raccontano le titolari come prima cosa abbiamo dovuto sconfiggere un po' di pregiudizi (c'era chi si rifiutava di trattare con una donna) e rinnovare le attrezzature in cantina, che ormai erano obsolete. La cosa bella è stata la divisione dei ruoli, che sono venuti abbastanza naturali, in quanto ci completiamo a vicenda. Il fatto di essere molto uniti fra di noi e di riuscire a dirci le cose in faccia, con franchezza, ci ha aiutato a superare anche i momenti più duri e complicati». Fino a quel momento, la cantina era rimasta piuttosto ferma, su standard del passato. 
IL NUOVO CORSO
Il nuovo corso, che ha coinciso con la crisi economica del 2008, è stato motivo per un rilancio generale, compreso un piano di comunicazione e marketing. «Ci sono tre aspetti ai quali teniamo in modo particolare, che ci caratterizzano raccontano le sorelle Bonetto ovvero la raccolta a mano delle uve, il rispetto per l'ambiente (per i trattamenti, ad esempio, utilizziamo esclusivamente atomizzatori a recupero), la promozione e la valorizzazione di vitigni autoctoni quali il Raboso, il Manzoni, il Verduzzo e Prosecco. In passato, la nostra cantina era conosciuta soprattutto per i vini rossi, come il Cabernet Franc, tipico delle nostre zone; oggi, grazie al supporto dell'enologa Maurizia Andreani (anche lei una donna!) i nostri bianchi hanno una marcia in più, a cominciare dal Prosecco e dal Manzoni DOC, con i quali abbiamo vinto recentemente alcune medaglie di riconoscimento». Se fino a qualche anno fa l'azienda vendeva esclusivamente in Italia (bello l'aneddoto del padre, ragazzino, che negli anni 50 caricava le damigiane sul treno dietro casa e con il nonno raggiungeva Milano: mentre lui teneva d'occhio la merce in stazione, il nonno faceva le consegne porta a porta con un carrettino a parenti ed amici, prima di far ritorno a Rovarè), oggi il mercato si è allargato Oltralpe, fino in Francia, e ha ulteriori prospettive di sviluppo con l'e-commerce. «Quest'anno, per la prima volta, abbiamo organizzato un evento esterno al Vinitaly e abbiamo raccolto buoni contatti, sui quali stiamo lavorando». 
CONTROLLO DIRETTO

Un'altra particolarità de La Callaltella è di riuscire a gestire internamente tutte le fasi di lavorazione, con un controllo totale sulla qualità dei vini: dalla coltivazione delle uve (su un terreno di 15 ettari), fino all'imbottigliamento e alla vendita al cliente finale. Anche nelle etichette si palesa l'anima femminile dell'azienda, poiché sono rosa e alcune presentano il profilo sinuoso di una donna. «Quando ci chiedono in cosa consista la nostra forza commentano le titolari rispondiamo che, oltre ad impegnarci ogni giorno per produrre vini buoni, cerchiamo di far sentire a casa propria il cliente, di accoglierlo in un ambiente familiare. Lo stesso in cui siamo diventate grandi noi e vorremmo crescessero i nostri figli, in un ambiente sano e genuino. E poi abbiamo tante idee e progetti in testa, come quello di sistemare e riutilizzare il vecchio rustico». L'aspetto di cui vanno più fiere le sorelle Bonetto è la tenacia e la caparbietà con cui sono riuscite a tenare dritta la barra di conduzione aziendale. «Del resto, - raccontano ripensando alla storia della nostra famiglia, oltre agli uomini abbiamo avuto grandi esempi di donne, laboriose ma anche progressiste, e al contempo fedeli al credo cristiano. Loro accendevano una candela nel capitello di fronte a casa, ogni volta che scoppiava un temporale, chiedendo alla Madonna della Salute protezione contro tempeste e bufere. Noi facciamo altrettanto, pregando che tutto vada per il meglio». 
Federica Florian
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Il Gazzettino