PADOVA - «Il mercato nero delle biciclette da corsa e mountain-bike rubate viaggia sul web. Ed è sempre più florido». A parlare è Giorgio...
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A quel punto il gioco è fatto. L'appassionato di turno, afferma Morbiato, chiama il numero indicato e si mette d'accordo sulla compravendita.
«Qualche tempo fa un mio collega ha subìto un furto analogo - racconta ancora Morbiato - In un secondo momento ha trovato su internet una delle biciclette che erano state rubate dal suo negozio. Ha telefonato più volte, ma dall'altra parte riattaccavano. Si sono fatti furbi. Se ricevono delle chiamate dall'Italia non rispondono nemmeno, perchè sanno che dall'altro capo della cornetta ci potrebbe essere il legittimo proprietario».
In pratica, i malviventi non si arrischiano più a trasferire in massa le bici rubate oltre confine, attendono invece il momento buono per la spedizione, una ad una. «Un furgone carico di biciclette di alta qualità darebbe nell'occhio. Il web serve a filtrare le diverse ordinazioni» sostiene Morbiato, che vende biciclette da quasi cinquant'anni.
ATTIVITÀ
«Oggi nessun giovane apre più un'attività di questo genere, i rischi sono troppo alti, resistono i rivenditori storici. Personalmente, vado avanti per passione. Toglietemi tutto, ma non le mie amate due ruote». Secondo l'ex ciclista «nel prossimo futuro i commercianti non terranno più nella propria bottega bici da corsa, a pedalata assistita o mountain-bike di pregio. Ci trasformeremo in punti di scambio, dove il cliente arriverà a ritirare il singolo mezzo. Oggi non siamo nelle condizioni di fermare i furti, le forze dell'ordine fanno quello che possono e magari li prendono pure, ma dopo qualche giorno tornano liberi».
Morbiato ha adottato uno stratagemma: «Ogni sera spostiamo in un locale blindato tutte le bici, ci vuole anche mezzora ma ne va della sicurezza del negozio. E lasciamo accese le luci dello stanzone principale».
Francesco Cavallaro Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino