Baby gang, caccia alle streghe e rischio di spedizioni punitive

Campo San Giacometto a Venezia dove una settimana fa è avvenuta l'ultima aggressione
E adesso il rischio che qualcuno decida di farsi giustizia da solo è concreto. La dimostrazione di come in fatto di baby gang la misura sia colma, è un post che sta...

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E adesso il rischio che qualcuno decida di farsi giustizia da solo è concreto. La dimostrazione di come in fatto di baby gang la misura sia colma, è un post che sta girando (quasi fosse uno spam) sui social e tra i cellulari dei veneziani. Dice: «Non aderite a iniziative violente». Per poi spiegarne il motivo: «Girano in WhatsApp foto dei presunti aggressori associate a altre persone che non c’entrano nulla. Speriamo che gli autori delle malefatte siano consegnati al più presto alle mani della giustizia». Insomma, evitare la giustizia sommaria e il clima di caccia alle streghe nel centro storico di Venezia.

 
Un messaggio che se da una parte chiede di aspettare l’intervento della magistratura e delle forze dell’ordine, dall’altro mostra come a Venezia l’impunità della baby gang sia un nervo scoperto. Più persone infatti hanno pubblicato sulle proprie pagine Facebook dei messaggi intimidatori gridati nei confronti dei ragazzini della banda violenta, minacciandoli di colpirli con bastoni in un’eventuale retata. Parole che danno il senso di come sia alta la preoccupazione dei veneziani, così come la paura che si possano verificare nuove aggressioni. 

Soprattutto dal momento che, si interroga la piazza (compresa quella virtuale), più volte si è lasciato intendere come tutti - dal sindaco, al questore, al prefetto - siano a conoscenza delle identità dei componenti della banda. Una lista con 27 nominativi sarebbe pure stata consegnata da Luigi Brugnaro alle forze di polizia che stanno indagando il fenomeno. Ora si attende solo la mossa iniziale dalla procura dei minori di Venezia per mettere fine all’escalation di violenza iniziata in gennaio. L’ultimo episodio, sabato scorso in campo San Giacometto. Lì, ai piedi del ponte di Rialto, in una zona frequentata dal passaggio di turisti e dagli stessi veneziani durante la sera, una trentina di ragazzi dai 13 ai 20 anni si è scagliata contro tre coppie di amici pestandoli con tanta violenza da causare a uno di loro una lesioni da 120 giorni alla colonna vertebrale. Consolidata la prassi del branco che si avvicina, chiede una sigaretta e senza nemmeno aspettare la risposta, colpisce più forte che può. Violenza per il gusto di fare violenza, senza un motivo preciso. Come casuali sono anche le vittime finite nel calderone della baby gang. Un pestaggio, quello di sabato, diventato social attraverso le riprese di alcuni passanti che avevano acceso la telecamera del loro smartphone per riprendere l’aggressione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino