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Al via il Trieste Science+Fiction festival. Non solo fantascienza, ma cinema di genere più ampio, sempre con riferimenti precisi ai temi che animano da 17 anni questo importante appuntamento non solo del Nordest.
Grandissima la veterana Lois Smith, ma bravo anche Tim Robbins, un po’ meccanica Geena Davis. Voto: 6,5.
LOOP di Isti Madarász – Adam traffica con sostanze mediche trafugate dall’ospedale, dove lavora anche il padre.
SALYUT-7 di Klim Shipenko – Cronace vere spziali: nel 1985 la stazione spaziale sovietica Salyut-7 ha smesso di comunicare con la Terra. Per evitare un eventuale tragico impatto, del tutto incontrollabile, sul pianeta, vengono inviati l’ingegnere che l’ha progettata e uno dei cosmonauti più esperti, nonostante da tempo sia stato esonerato dall’incarico per una precedente imprudenza, finita comunque senza danni. Se si è soliti dire un’americanata, quando i film hollywoodiani esagerano in situazioni impossibili o sottolineate con un’enfasi sesquipedale, il russo Shipenko, che non a caso ha studiato in California per poi tornare a Mosca, dirige una “russianata”, che forse vuole essere una parodia, ma non ha il coraggio allora di prendere veramente in giro quei cliché con i quali abbonda il racconto. Invece la componente tragica e melodrammatica prende spesso il sopravvento, anche con situazioni imbarazzanti, e la colonna sonora invade tronfia ogni istante delle due ore di disavventure, speranze, fallimenti di una spedizione, che alla fine consacra in modo plateale l’eroismo allora sovietico. Indigesto dall’inizio alla fine. Voto: 3.
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Il Gazzettino