Il libro che racchiude tutte le sviste degli scenziati: la fissione nucleare? L'errore che ha portato alla scoperta

Mercoledì 7 Febbraio 2024, 10:12 - Ultimo aggiornamento: 10:34

GLI ALCHIMISTI


Nel Cinquecento a Venezia non pochi si dedicavano all'alchimia: un sacerdote come Giovanni Agostino Panteo pubblicò nel 1518 lo "Ars trasmutationis metallicae", prima opera sull'alchimia a essere pubblicata in Italia e dedicata al papa Leone X. Più profano, ma senz'altro assai letto, fu il quasi coevo "I segreti della signora Isabella Cortese", libro del 1561 nel quale la nobildonna Cortese, studiosa e alchimista, divulgava consigli estetici e ricette cosmetiche per le signore dell'epoca». Di errori fecondi è piena la storia della scienza. Per esempio Henri Becquerel, il fisico francese che nel 1903 ha condiviso il Nobel con Pierre e Marie Curie per aver scoperto la radioattività, si era sbagliato parecchio, prima di imboccare la strada giusta. Si era convinto che i sali di uranio emettessero radiazioni simili ai raggi X dopo aver assorbito la luce solare, tanto da riferire questo risultato in una riunione dell'Accademia francese delle scienze nel febbraio 1896. Ma si sbagliava. Si è dovuto ricredere a causa del brutto tempo: con il cielo coperto e nuvoloso riteneva che i sali di uranio non potessero emettere radiazioni, in quanto impossibilitati ad assorbire luce solare. Quindi ha messo tutto l'armamentario in un cassetto e quando l'ha tirato fuori, sorpresa: pur essendo rimasti al buio i sali di uranio avevano emesso radiazioni in grado di impressionare le lastre fotografiche che erano state riposte al buio assieme a loro. Quindi il 2 marzo, una settimana dopo il primo annuncio è tornato all'Accademia delle scienze per dire che si era sbagliato: i sali di uranio emettevano radiazioni proprie, senza bisogno di fattori esterni, quali la luce solare. Aveva scoperto la radioattività.

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