L'ondata dei rincari strangola le famiglie: si rinuncia anche al latte per la crisi

Lunedì 13 Novembre 2023 di Antonella Lanfrit
Una stalla

Gli ultimi tre mesi del 2022, per circostanze riconducibili anche a dinamiche europee, il latte alla stalla aveva raggiunto i 60 centesimi al litro, un prezzo base cui si aggiungono i centesimi per il premio qualità. Già da gennaio di quest’anno il prezzo ha però subito una flessione, complice la diminuzione degli acquisti da parte dei consumatori vessati dall’inflazione, e oggi un litro di latte alla stalla viene pagato tra i 50 e i 52 centesimi. È la parabola che delinea Carlo Tosoni, presidente della società consortile «Naturalmente, da latte friulano», classificando il calo come «un riposizionamento che doveva avvenire».

Un’analisi, la sua, che cerca di mettere insieme le ragioni di entrambe le parti in campo – i produttori e i trasformatori del latte -, in virtù del ruolo che proprio la società consortile è chiamata ad avere in Friuli Venezia Giulia in accordo con la Regione: trasformare il latte friulano e ampliare il mercato dei suoi prodotti per irrobustire i guadagni della zootecnia regionale.


CONSUMI IN CALO


«La discesa del prezzo – puntualizza così Tosoni – è derivata da una flessione dei consumi connessa al minore potere d’acquisto delle persone, causa inflazione e tassi di interesse in continua crescita. Il prezzo cui il latte era arrivato era insostenibile a fronte di queste dinamiche. Se è vero che i produttori hanno subito l’incremento dei costi dell’energia e dei mangimi, è altrettanto vero che i costi di produzione sono aumentati anche per i trasformatori». Un bilanciamento complesso, conferma l’assessore regionale alle Politiche agroalimentari Stefano Zannier, perché «i consumi fanno la differenza ed effettivamente l’aumento dei costi c’è stato per tutte le parti in causa».


LA SPIRALE


Zannier però va ancora più a fondo nel problema, individuando un “male” originario: «Prezzi troppo bassi per la qualità richiesta e prodotta». Comunque, il Friuli Venezia Giulia ha deciso di provare a uscire da questa strettoia dando alla filiera lattiero-casearia una struttura capace di aggregare produttori per riuscire a essere parte attiva sul mercato. Avviata a supporto di un vasto programma di finanziamento elaborato tra il 2021 ed il 2022, la società consortile ora è pienamente operativa e importanti investimenti sono in corso sia per l’adeguamento tecnico-funzionale delle strutture produttive dei singoli caseifici, sia per la polarizzazione unificata di importanti linee produttive nel campo della lavorazione del fresco-freschissimo oltreché del confezionamento-porzionamento del formaggio stagionato e dei servizi connessi, in quest’ultimo caso a Pasiano di Pordenone.


IL SALTO DI QUALITÀ


Sono impianti produttivi specializzati che opereranno direttamente sotto il controllo della società consortile con l’obiettivo di alimentare la costante disponibilità di una vasta rete di nuove lavorazioni, destinate a completare la gamma di prodotti che saranno da distribuiti da «Naturalmente, da latte friulano»: a Gemona opererà una nuova linea di burro e affini; a Moimacco una nuova linea di yogurt, associata in un nuovo polo con i nuovi impianti della storica latteria di Cividale; a Ziracco una nuova linea di prodotti spalmabili e di altre elaborazioni che interpretano, nel rispetto della tradizione, importanti tendenze di evoluzione delle abitudini di consumo. È previsto che gli insediamenti produttivi siano abbinati, in stretta collaborazione con i soci, ai programmi per l’implementazione delle relative linee di lavorazione. Dopo il latte che si potrà comprare da mercoledì, nella primavera 2024 arriverà il burro «Naturalmente, da latte friulano» e nella seconda metà del prossimo anno lo yogurt e le altre specialità. La società consortile è composta da diciassette soci, di cui cinque del pordenonese (e i restanti della provincia di Udine. 

Ultimo aggiornamento: 16:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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