Inferno di acqua e fango: tre morti
in Cadore. Sono tutti turisti stranieri

Giovedì 6 Agosto 2015 di Giuseppe Pietrobelli
Inferno di acqua e fango: tre morti in Cadore. Sono tutti turisti stranieri
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SAN VITO DI CADORE (BELLUNO) - Nemo lo aveva capito che stava per succedere qualcosa di tremendo. Il pastore dal mantello bianco aveva cominciato subito ad abbaiare verso l'Antelao, dove si stava scatenando il finimondo. Acqua e nuvole. Una pioggia torrenziale. I padroni del cane, invece, hanno capito soltanto quando il Ru Secco ha portato a valle una specie di slavina che è andata ad abbattersi contro la loro casa. Non sono scappati dalla parte anteriore, perché aprire la porta avrebbe significato dire al fiume di accomodarsi in salotto. Non avrebbero avuto scampo. Salvati dalla premonizione di Nemo, sono usciti da una finestra, mentre l'onda ha trovato negli chalet fasciati di legno una specie di diga, posta di traverso rispetto al budello in cemento che convoglia il torrente verso il Boite. L'acqua e il fango hanno lasciato la loro impronta sulle facciate. A un garage hanno strappato una parete, inondandolo completamente. Due appartamenti improvvidamente collocati sul piano dell'acqua sono stati sommersi da una massa color caffelatte.

Sul Gazzettino in edicola oggi lo speciale sul disastro in Cadore con approfondimenti, interviste e testimonianze.

A San Vito di Cadore, a un passo da Cortina, ai piedi delle montagne più belle del mondo un'altra frana ha chiesto un altro pesante tributo di vite umane. Sono tre le vittime dell'Antelao che martedì sera si è sbriciolato sotto i fendenti del vento e del temporale. Un turista ceco, sorpreso in auto assieme alla moglie, miracolosamente salvata dai vigili del fuoco, è l'unico identificato.

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Si sta cercando di dare un'identità alla ragazza trovata sul greto del torrente ieri mattina e a un altro uomo che era proprio sul punto di congiunzione con il Boite, quasi due chilometri a valle del piazzale letteralmente spazzato via dalla furia, dove gli escursionisti (probabilmente tedeschi) stavano dormendo in attesa di partire di buon mattino verso le cime più belle delle Dolomiti.

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Le vacanze nella Conca ampezzana sono state sconvolte dalla ribellione selvaggia della natura. E' accaduto tutto in mezz'ora. Sono caduti circa 40 millimetri di pioggia, abbastanza per qualificare l'evento atmosferico come una bomba d'acqua. Il fragile Antelao ha scaricato almeno tre frane. Un’altra si è scaricata a chilometri di distanza in Val d’Ansiei, nella zona di Auronzo, abbattendo il ponte di Giralba. Un'altra a Vodo di Cadore, dove sei anni fa morirono due persone in circostanze analoghe. Ma la frana più devastante è precipitata verso San Vito. La massa di sassi e acqua - almeno 100mila metri cubi di materiale - ha raggiunto il piazzale di partenza della seggiovia a monte del paese. Due auto sono state rovesciate, sono rotolate per decine di metri. E' da lì che è cominciata la ricerca dei vigili del fuoco, della Protezione Civile e dei volontari del soccorso alpino, arrivati in tempi rapidissimi. Accertato che nelle due vetture non c'erano vittime, si è guardato a valle.

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La targa di un'auto straniera ha fatto venire i primi sospetti. E' bastato scendere un centinaio di metri per trovare una terza vettura. Praticamente ridotta a un guscio di lamiere contorte. All'interno una donna, ferita e piangente. "Mio marito non c'è più" ha detto. I due turisti cechi sono stati sorpresi mentre si preparavano a passare la notte tiepida nell'auto. Lei è stata tirata fuori a tempo di record ed ora è in ospedale a Pieve di Cadore, in prognosi riservata ma con buone probabilità di farcela. I figli della coppia sono in un campeggio in Slovenia dove i genitori li avevano accompagnati prima di dirigersi verso le montagne italiane.

In totale sono almeno sei le macchine travolte. Per cinque (compresa quella dei due cechi) è stato possibile risalire ai proprietari e accertare che nessuno risultasse disperso. Ma con le luci del nuovo giorno sono stati scoperti altri due cadaveri. Verso il cimitero di San Vito quello di una ragazza, sul greto del Boite quello di un uomo. Non si tratterebbe di italiani, ma di turisti stranieri. Per averne la certezza bisogna attendere che dagli alberghi si faccia la conta degli ospiti, segnalando eventuali mancati rientri dalle escursioni. Dall'alto è una vera rasoiata in mezzo ai boschi colorati di verde quella che è stata inferta dall'Antelao. I vigili del fuoco hanno compiuto il primo volo appena la luce lo ha consentito.

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La grande frana si è sviluppata in quattro fasi. La prima è costituita dal distacco di materiale dalla montagna. I sassi e l'acqua hanno raggiunto il piazzale della seggiovia scardinando i piloni e spazzando le auto. Poi la lingua limacciosa ha trovato un imbuto di sfogo nell'alveo del Ru Secco, fino alle case vicine al piazzale della chiesa. Lì ha causato i danni maggiori agli edifici. Ma la forza non si era ancora esaurita. C'è ancora almeno un chilometro per arrivare al Boite, ed è in quel tratto che sono state trovate due delle tre vittime.

In una prima riunione d'emergenza nella sede municipale il sindaco di San Vito, Franco De Bon, ha chiesto e si è chiesto: "Cosa avremmo potuto fare per evitare questo disastro?". E' una domanda che trova un'eco giudiziaria nel fascicolo contro ignoti aperto dal procuratore di Belluno, Francesco Saverio Pavone. Ma è soprattutto un interrogativo rivolto alle istituzioni. Perchè sei anni fa l'Antelao aveva già ucciso più a valle. E perchè questa nuova frana ha avuto un'avvisaglia la scorsa estate e poi a novembre. Il Genio Civile aveva cominciato i lavori per mettere sotto controllo la massa in movimento. Ma prima dell'uomo è arrivata la pioggia. E c'è da temere che non sarà l'ultima volta. L'unico dato positivo è che a Cancia, più a valle, uno degli invasi costruiti dopo la tragedia del 2009, è stato riempito completamente, evitando che una delle tre frane finisse verso il paese. Un secondo invaso di sicurezza è stato appena interessato dallo smottamento. Se l'uomo lavora creando le difese, il risultato si vede.

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La colata che è scesa, invece, a nord di Auronzo, ha travolto solo in parte un ponte sul torrente Giralba. La viabilità della statale che porta a Misurina è stata così interrotta solo per qualche ora, il tempo di accertare la staticità del manufatto. Cortina è rimasta isolata dal resto della provincia bellunese per un breve lasso di tempo. Anche la Alemagna, a San Vito di Cadore, grazie al lavoro notturno ha ripreso in breve tempo la piena funzionalità. E ieri mattina, dopo la notte della paura, un sole irridente ha segnato il risveglio dei villeggianti.

Ultimo aggiornamento: 7 Agosto, 09:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA