«Tenevo mio marito per un braccio,
così sono miracolosamente salva»

Mercoledì 5 Agosto 2015
«Tenevo mio marito per un braccio, così sono miracolosamente salva»
BELLUNO - «Ho tenuto mio marito per un braccio, l'ho tenuto finché ce l'ho fatta, poi è scivolato via...». Così, la turista ceca superstite dalla frana in Cadore ha raccontato ai medici dell'ospedale di Pieve, dove è ricoverata, i drammatici momenti che hanno cambiato per sempre la sua vita con la morte del marito Zenek Balvin. E' stata individuata quasi per miracolo dagli uomini del Soccorso alpino e dai vigili del fuoco, ancora viva dentro quell'ammasso di ferro che una volta era un'auto. In ipotermia e in stato di choc, aspettava che qualcuno andasse a prenderla, nell'auto in bilico su una 'briglia' del Ru Secco, il torrente che la frana staccatasi dall'Antelao ha fatto esondare su San Vito di Cadore.



I soccorritori, increduli, alla luce delle lampade frontali hanno visto che in quel grumo di ferraglia c'era un braccio che si agitava, e l'hanno estratta, viva, dopo aver rovesciato completamente l'auto. Il suo compagno, invece, l'aveva portato via la colata di acqua e fango. È stato trovato più in basso sul greto , con solo i pantaloni addosso, la testa e gli arti incastrati tra le pietre e le piante, a non più di cento metri dalla piazza di san Vito.



«Stavamo avanzando a piedi sulla frana, con il fiume ancora grosso - racconta Moreno Piaia, pompiere della stazione di Pieve di Cadore, tra i primi ad intervenire - quando ci hanno detto che su, sul piazzale della seggiovia per il rifugio Scotter - la colata aveva spazzato via le auto. Allora ci siamo portati sul posto, facendoci luce con le pile, e abbiamo trovato prima un furgone, vuoto, poi una targa tedesca, senza nessuna macchina. Infine abbiamo tirato su un paraurti, con una targa polacca, o forse 'ceca', ma anche qui il veicolo non c'era».



Poi scendendo di quota, due o tre 'briglie' di contenimento più in basso, i vigili e gli uomini del Soccorso alpino hanno notato un mucchio scuro in mezzo ai rami accatastati, in bilico. «Sembrava impossibile - spiega Piaia - che potesse essere un'automobile, e ancora più incredibile che all'interno ci fosse qualcuno vivo. Ci abbiamo creduto solo quando da un finestrino qualcuno dei soccorritori ha visto un braccio che si agitava».



Il vigile del fuoco di Pieve si fa poche illusioni sul fatto che questa catastrofe ai piedi dell'Antelao possa essere l'ultima. «In 25 anni di lavoro - racconta - sono stato impegnato nei soccorsi per frane e altri eventi nella zona di Cancia, a valle di San Vito, almeno 6-7 volte, compresa la frana che nel 2009 causò due morti. Con la situazione idrogeologica che ci ritroviamo, e i fenomeni sempre più estremi, ho paura che questa non sarà l'ultima emergenza».
Ultimo aggiornamento: 20:56